Classica
Carattere

Personalità nobile e affascinante, fu il musicista romantico per eccellenza. Carattere fantasioso, irrequieto e battagliero, lottò con tutte le sue forze per affermare i suoi ideali d’arte. Nacque in Sassonia nel 1810 da un libraio, autore ed editore, e dalla figlia di un chirurgo, donna molto intelligente e sensibile. Oltre che compositore, fu anche giornalista e critico musicale, fondatore della “nuova rivista musicale”. Con i suoi articoli contribuì  a sostenere e a divulgare il nuovo orientamento dato dai musicisti romantici.  La sua storia di musicista va di pari passo con quella d’amore, nata e cresciuta in casa del sua maestro di pianoforte: Friedrich Wieck. Fu infatti nel 1835, all’età di 25 anni, che Robert e Clara Wieck, figlia del suo maestro, scoprirono di amarsi. La loro storia d’amore, di una sincerità inverosimile, ci viene raccontata attraverso il loro diario intimo e le testimonianze di chi li conobbe. Rivelano la passione reciproca del compositore romantico di 22 anni e la geniale e affascinante fanciulla di 13 anni. Clara, pianista talentuosa, tanto da diventare in futuro una delle maggiori rappresentanti del pianismo romantico, eseguiva meravigliosamente i “PAPILLON” che Robert aveva appena scritto. Lui ne rimase colpito: era già una grande pianista. Insieme facevano grandi passeggiate, parlavano, si confidano; lei era affascinata dal suo carisma. Sempre più uniti, felicemente complici nel loro raccontarsi, iniziarono a fare i conti con la sofferenza del distacco. Clara, da promessa del pianismo tedesco, era diventata una certezza. La carriera le imponeva concerti in giro per la Germania, periodi sempre più lunghi e frequenti di lontananza. La sofferenza per il distacco veniva attenuata dalle note che Robert componeva pensando a lei. L’unico modo che ha un musicista per sentire la presenza dell’amata: scrivere pagine e pagine di musica pianistica, dettate dall’amore, dal bisogno di evocare, attraverso la musica, la presenza di lei. Clara era il suo angelo ispiratore, e lo sarebbe stato per sempre. I distacchi diventavano sempre più frequenti e lunghi, Robert continuava a comporre pensando a lei, finchè, dopo una lunga assenza, si rividero. Lei aveva 16 anni, era meravigliosa, non più la ragazzina ribelle e selvaggia conosciuta 3 anni prima. Lo iniziò a vedere con gli occhi di donna, consapevole del proprio sentimento, cresciuto e maturato. Si dichiararono il loro amore, ma era solo l’inizio di un periodo tormentato. Saranno cinque anni molto contrastati dal padre di lei, anni anche fecondi della carriera di Schumann. Fu proprio durante un’assenza del suo maestro, che accompagnava Clara in una giro di concerti, che Robert, per fronteggiare un problema tecnico, in modo da acquisire maggiore padronanza nell’esecuzione dei suoi stessi brani, prese la decisione di ricorrere a un  metodo didattico, ritenuto d’avanguardia, che gli consentisse un rapido successo nell’assoluto dominio della tastiera. Infatti, uno dei segreti della tecnica pianistica, è l’assoluta uguaglianza fra tutte le dita, risultato difficile e faticoso da raggiungere, dato che l’anulare e il mignolo sono di natura e per struttura decisamente meno agili e più deboli delle altre dita. Il metodo escogitato e praticato da Schumann consisteva nel tenere fasciato il dito meno agile, per costringerne i muscoli, durante il lavoro alla tastiera, a uno sforzo supplementare, tale da favorirne l’irrobustimento. Ma accadde un fatto inaspettato e grave: l’applicazione eccessiva e massacrante di questo sistema gli procurò una distorsione e la successiva paralisi di alcune dita della mano destra. Solo dopo alcuni mesi Schumann poté di nuovo suonare il pianoforte, ma in maniera imperfetta, essendo compromesso irrimediabilmente l’uso ottimale di alcune dita della mano destra. Dovette per questo rinunciare per sempre alla carriera pianistica. Fu un trauma e un dolore che contribuirono a minare le già precarie condizioni psichiche. Fu però l’occasione per indurlo a dedicarsi completamente alla composizione. L’incontro con Clara fece intravedere in lei un’altra parte di se stesso, quel pianista che egli stesso avrebbe potuto diventare se non fosse intervenuto quell’assurdo infortunio. Compose in questo frangente  i suoi capolavori per pianoforte, il CARNAVAL OP. 9,  le SCENE INFANTILI, la KREISLERIANA , la FANTASIA OP. 17 ,  gli STUDI SINFONICI. Clara iniziò ad inserire, sempre più spesso nei sui programmi da concerto la musica di Robert, un modo per sfuggire alla sorveglianza del padre, di sfuggire la sua ostilità. Friederich si opponeva al matrimonio con violenza e caparbietà. Egli non aveva fiducia nell’avvenire di Schumann perché ne conosceva il genio, ma ne temeva l’irrequietezza. In più non voleva che Clara si sposasse, essendo una delle pianiste più famose del momento e aveva appena iniziato una carriera che si preannunciava splendente. Il matrimonio e i figli non avrebbero potuto che nuocerle, magari spazzandone il meraviglioso avvenire. L’odio del professor Wieck non era tanto per Robert, ma per chiunque aspirasse alla mano della figlia e pertanto era un odio violento e disperato, capace delle peggiori azioni, pur di raggiungere lo scopo. Iniziarono così lunghi anni di tormento, durante i quali Wieck provava di tutto, dalla persuasione alla forza, alla denuncia, alla maldicenza, pur di separare i due innamorati. Clara però era forte e determinata, di una volontà che non conosce rinunce. Nella lunga, snervante battaglia condotta contro il padre, Clara riescì a raggiungere i due risultati più ambiti: sposare Robert Schumann e conservare, almeno in parte, l’affetto del padre. Finalmente, dopo che Schumann aveva ottenuto, nel febbraio del 1840 la laurea in filosofia honoris causa  all’Università di Jena, le nozze si celebrarono in un sobborgo di Lipsia il 12 settembre 1840. Dal matrimonio nacquero ben 8 figli. Schumann aveva vinto senza neppure combattere: la moglie aveva condotto le trattative mentre lui se ne stava in disparte, vivendo quegli anni difficili nell’unico modo che gli era possibile: componendo. Era stata una vera battaglia perché più volte il vecchio Wieck si era rivolto al tribunale per fermare l’intento dei due innamorati, oltre che diffondere notizie false su Schumann, accusandolo di ubriachezza e di altri vizi ancora peggiori. Proprio questi accessi incredibili di Wieck avevano dato al tribunale le prove della sua malafede e nel 1840 venne emesso un verdetto finalmente favorevole ai due fidanzati. In questo periodo così pieno di sconvolgimenti, sembrerà strano, ma l’arte pianistica di Schumann raggiunse il suo culmine. Tre anni dopo il matrimonio fu chiamato da Mendelsshon ad occupare la cattedra di pianoforte e composizione nel nuovo conservatorio di Lipsia. Come insegnante si rivelò veramente  poco capace, tanto che in capo ad un anno lasciò l’impiego. Seguì una tournée in Russia insieme a Clara. Si stabilì successivamente a Dusseldorf, assumendo il posto di direttore d’orchestra, ma nemmeno questa mansione lo soddisfaceva del tutto perché non poteva dedicarsi con tranquillità alla composizione, se non nei momenti sempre più rari di lucidità. La sua mente stava cominciando ad offuscarsi. Schumann aveva sempre avuto fobie e sbalzi d'umore. Nel settembre 1844 ebbe un «violento attacco nervoso» che lo costrinse a cercare l'aiuto di un dottore. Appariva profondamente depresso, lamentava anche molti sintomi fobici, comprese le vertigini. In gioventù Schumann aveva tentato il suicidio gettandosi da un edificio; da allora, forse per timore di un improvviso impulso suicida, visse sempre al pianterreno di qualunque casa. Temeva anche di essere avvelenato e visse per molti anni con la paura di morire.  Schumann sublimava i sintomi della sua malattia psicologica buttandosi a capofitto nel lavoro - in questo caso, le SEI FUGHE SUL NOME DI BACH, che furono pubblicate nel 1846. Dal 1844 in avanti le crisi depressive si sarebbero ripetute, spesso a intervalli di parecchi mesi o di anni. Ci furono anche periodi in cui la produttività e la creatività di Schumann avrebbero raggiunto altezze straordinarie. La Fantasia in do maggiore fu composta in cinque giorni, il Concerto per violino in meno di due settimane. L'umore di Schumann mostrava chiaramente sbalzi ciclici, passando dalla depressione alla più grande euforia e creatività. È difficile datare la comparsa dei disturbi mentali che portarono Schumann al declino e alla morte. A volte sentiva delle «voci interne» che lo spingevano a comporre, ad esempio, durante la stesura della Kreisleriana. In più, l'intensità della sua immaginazione musicale era tale che «la musica era con lui tutto il tempo». Per usare una frase di Berlioz, Schumann era un uomo «ossessionato dalla genialità». Prima della comparsa della malattia che lo portò al tentativo di suicidio, Schumann sviluppò per circa due mesi tutti i sintomi psicotici. Aveva allucinazioni acustiche, nelle quali una nota musicale veniva continuamente suonata nella sua testa; all'inizio questo fenomeno disturbava solo le sue notti, ma alla fine cominciò ad angosciarlo anche durante il giorno. Il delirio psicotico di Schumann, col tempo si intensificò. Diceva a Clara che gli angeli cantavano una meravigliosa melodia, che lui tentava di trascrivere. Clara scriveva che “la sua idea fissa era che gli angeli gli volteggiassero intorno, offrendogli le più gloriose rivelazioni, e tutto con una musica meravigliosa”. La struttura mentale maniacale di Schumann passò presto dall'esaltazione al terrore. Clara scrisse che le voci «degli angeli» si erano trasformate nelle voci dei demoni, con musica orribile. Gli dicevano che era un peccatore e volevano cacciarlo all'inferno. In breve, le sue condizioni peggiorarono ulteriormente, gridava angosciato che l'incarnazione di tigri e iene piombavano su di lui per afferrarlo. A partire dal 19 febbraio, Schumann non permise più a nessuno di dissuaderlo dall'idea che creature soprannaturali si libravano in volo intorno a lui. Il giorno successivo sentì di nuovo gli angeli. Il suo umore passava dall'esaltazione alla più cupa disperazione, accompagnate dalle sue manie. Lo stato di confusione mentale di Schumann divenne di pubblico dominio dopo il tentativo di suicidio compiuto il 27 febbraio 1854. Sofferente per un grave episodio depressivo, Schumann, che all'epoca viveva a Düsseldorf, lasciò la sua casa in veste da camera e pantofole e si avviò verso il Reno. Raggiunto il ponte, si gettò d'improvviso nelle acque gelate. Dopo una dura lotta, alcuni pescatori riuscirono a riportarlo a riva. Schumann venne allontanato dalla sua casa e portato in una clinica per malattie mentali a Endenich, un sobborgo di Bonn. Ancora in stato confusionale, non disse neppure addio alla moglie e alla sua famiglia e accettò passivamente il ricovero. Clara non lo vide più fino al giorno della sua morte, oltre due anni dopo. Nel complesso, Schumann rimase depresso e appartato per tutta la sua degenza in ospedale e non compose nessun altro vero pezzo di musica. Endenich era un istituto mentale privato, di nove acri dove i medici proponevano cure farmaceutiche per la malattia mentale: erbe e droghe. Pensavano che essa fosse il frutto di disturbi circolatori o cerebrali e davano invece scarso peso ai fattori interpersonali ed emotivi. Certamente lo staff medico non diede molta importanza alle difficoltà private della vita del compositore, né lo incoraggiò a comunicare con la sua famiglia. Schumann era molto spaventato e isolato e continuava a sentire le voci. Qualche volta vinceva le paure e chiacchierava con i suoi sorveglianti. Clara riceveva saltuarie informazioni sulla sua salute dagli amici che andavano a trovarlo. Schumann raramente parlava di sua moglie e della sua famiglia, restando isolato da qualunque rapporto interpersonale. In clinica la salute di Schumann seguì all'inizio un corso fluttuante. A volte scriveva lettere affettuose alla moglie e alla famiglia, altre volte il suo comportamento era chiaramente maniacale e patologico. Si lamentava per un problema di linguaggio, una difficoltà ad articolare le parole. Quest'uomo, un tempo tanto brillante, era arrivato al punto di rifiutarsi perfino di mangiare. Nonostante i tentativi dello staff ospedaliero di nutrirlo con la forza o con una sonda nasale, la sua salute continuò inesorabilmente a declinare. Verso la fine, i piedi di Schumann cominciarono a gonfiarsi, probabile sintomo di insufficienza cardiaca dovuta alla grave malnutrizione. Clara visitò Schumann poco prima che morisse e lui la abbracciò con grande fatica. L'indomani Clara gli diede da mangiare, apparentemente con qualche successo, ma nel suo stato deperito l'esito era inevitabile: Schumann morì il 29 giugno 1856.

Altri capolavori di Schumann:

CONCERTO PER PIANOFORTE E ORCHESTRA , SOGNO D'AMORE SINFONIA N. 4, CONCERTO PER VIOLONCELLO E ORCHESTRA, I QUARTETTI CON PIANOFORTE, IL CONCERTO PER VIOLINO, SONATA PER VIOLINO N.1, SONATA PER VIOLINO N. 2, STRIN QUARTET

a cura dei mestri:

Nicola Russano

Annamaria Rondello 

Anna Russano

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