L’Autore con il presente lavoro
– unico nel suo genere per la completezza delle fonti storiche consultate – si è proposto di iniziare a colmare il vuoto storiografico relativo alle biografie degli arcivescovi Filippo Barile (1406-1435), Nicola Acciapaccia (1435-1447) e Giordano Gaetano (1447-1496), nonché ad alcuni aspetti della Chiesa di Capua nel ‘400. Per tale ricerca, iniziata nel 2006 e intensificata nell’ultimo decennio, il Bova si è avvalso della consultazione di circa millesettecento pergamene aragonesi inedite dell’Archivio Arcivescovile di Capua, di cui ne ha finora pubblicate in edizione integrale circa settecento in cinque volumi. Parlare per la prima volta di questi arcivescovi è stato un lavoro molto arduo che ha visto impegnato l’Autore in condizioni difficili. L’opera non nasce ex abrupto ma si avvale dello studio delle oltre seimila pergamene diocesane consultabili, indagate da quaranta anni a questa parte, che abbracciano gli eventi dal periodo longobardo a quello aragonese. La prima parte dell’opera, che precede l’analisi delle attività degli arcivescovi, è dedicata ad alcune istituzioni locali dalle origini fino a tutto il ‘400: non mancano belle pagine riservate all’antica presenza dei Siri e dei Burlassi, alle leggende più in voga all’epoca – quelle del principe lebbroso, di Capys, della nave dei Santi – alle feste, al Carnevale, all’alimentazione, agli Archivi e alle Scuole Mediche delle due Capua, tema legato all’assistenza e trattato per la prima volta dal Bova fin dai primi degli anni ’90 del xx secolo. Nuova la pagina dedicata al soldato Scaramuccia.
Se la storia civile e sociale di Capua nel ‘400, terza città del Regno, è già nota da recenti studi, finora non era conosciuta in modo adeguato quella ecclesiastica. Molto impegnativa è stata la ricostruzione dell’intensa attività amministrativa dell’arcivescovo Barile, la cui vasta documentazione si trova in uno stato di conservazione molto precario. Per quanto riguarda gli anni dell’Acciapaccia il Bova è riuscito a ricostruire la delicata fase del passaggio dinastico dagli angioini agli aragonesi che implicò una diversa politica ecclesiastica da parte del re Alfonso d’Aragona nei confronti di questo arcivescovo filoangioino. Documenti spesso illeggibili, quelli relativi al lungo episcopato di Giordano Caetani, che a Capua si faceva chiamare Gaetano, un cinquantennio che ha dato l’impronta a tutto il secolo, come ha messo bene in evidenza l’Autore, il quale è riuscito a decifrare tutti gli atti di questa importante figura, modificando alcuni dati trasmessi da una tradizione non affidabile. Purtroppo le carte, quasi tutte di natura economica, non hanno potuto rispondere ad alcune domande che l’Autore si è posto, per esempio se ci fosse stata una reazione a Capua al decreto del 31 marzo 1492 con cui i re cattolici avevano espulso le comunità ebraiche dal regno (nella città fluviale vivevano molti ebrei), o se fosse giunta fino a Capua la nuova della scoperta dell’America il 12 ottobre 1492, o se Giordano fosse intervenuto nella vicenda del principe ottomano Ğem (1459-1495), in lotta per il trono col fratello Bayazid ii, morto prigioniero a Capua il 25 febbraio 1495 forse avvelenato.
Tra i temi più importanti trattati c’è quello dei rapporti tra Callisto iii e Giordano a proposito della Crociata contro i Turchi (1456). Importante è l’analisi di due inventari in volgare relativi a oggetti e abiti, come pure quella di un paio di dichiarazioni. Importantissima la citazione nel 1465 del capuano Tommaso d’Aquino, cartarius (1465), che suggerisce la presenza di una cartiera a Capua appena dopo la pubblicazione nel 1455 della Bibbia di Gutenberg, quindi molto prima dell’edizione locale del Breviarium Capuanum (1489) In Appendice l’Autore ripubblica in edizione critica il giudicato capuano del (21) marzo 960.
Giancarlo Bova, Giordano Gaetano Arcivescovo di Capua nel ‘400,
- 260, Palladio Editrice Salerno 2022