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Individuati undici lavoratori “in nero” e scoperto in uno dei due opifici il trucco del “magnete” per non pagare l’energia elettrica.

Nel quadro della quotidiana attività posta in essere dalla Guardia di Finanza per contrastare il fenomeno dei roghi tossici di rifiuti industriali nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”, i Baschi Verdi di Aversa hanno individuato, nei giorni scorsi, altri due opifici calzaturieri all’interno dei quali veniva svolta l’attività in totale assenza delle autorizzazioni ambientali e senza alcuna tracciabilità dell’avvenuto smaltimento dei rifiuti speciali prodotti dalla lavorazione. In entrambi i casi, i militari hanno rinvenuto, ammassati all’interno delle strutture, ingenti quantitativi di rifiuti costituiti anche da materiali contenenti colle e residui di sostanze infiammabili e corrosive, utilizzate per la produzione di scarpe, nonché bustoni in plastica contenenti scarti di pellami, carta e cartone che, senza l’intervento dei militari, sarebbero stati, con ogni probabilità, illecitamente sversati nell’ambiente circostante. Inoltre, uno dei due titolari aveva anche “allestito” all’esterno del proprio opificio una vera e propria discarica a “cielo aperto” colma di decine e decine di sacchi pieni di rifiuti e lattine con residui di colla, il tutto scelleratamente esposto alle intemperie. Ad aggravare la posizione dello stesso “imprenditore” contribuiva l’accertamento a suo carico del furto di energia elettrica perpetrato attraverso l’utilizzo di un apparecchio magnetico collegato al contatore elettronico (il cd. “magnete”), particolarmente efficace nell’eludere i controlli del fornitore di energia elettrica oltre che a ridurre in modo sostanziale i consumi effettivi della medesima. Al riguardo, da una preliminare stima fornita dal personale specializzato della società Enel Distribuzione intervenuto sul posto, è stato quantificato, per il solo anno in corso, un risparmio fraudolento complessivo del costo dell’energia elettrica pari a circa € 40.000,00. Nel corso degli interventi è stato, inoltre, accertato l’impiego di ben undici lavoratori “in nero”. Anche in questo caso la situazione di diffusa illegalità con cui veniva esercitata l’attività imprenditoriale e l’illecito abbattimento dei costi aziendali finalizzato alla realizzazione di un prodotto contabilmente non tracciato e quindi rivendibile “in nero”, ha indotto i militari ad avviare immediatamente anche un controllo fiscale a cura dei colleghi della competente Compagnia di Aversa, così da ricostruire il volume dell’evasione fiscale e contributiva. I legali rappresentanti delle attività sono stati denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica di Napoli Nord per emissione in atmosfera non autorizzata, attività di gestione non autorizzata di rifiuti, infrazioni delle norme in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e, per uno di questi, anche furto aggravato di energia elettrica. Sequestrati gli opifici, i rifiuti ammassati nei locali e i macchinari per la lavorazione delle scarpe, per un valore complessivo stimabile in circa 500 mila euro. Tenuto conto, infine, dei reati ambientali accertati, è stata, altresì, segnalata alla medesima Autorità Giudiziaria la posizione di una delle due imprese coinvolte in relazione alla responsabilità amministrativa da reato disciplinata dal D.Lgs. 231/2001 – speciale normativa introdotta dal Legislatore già da circa un ventennio con la finalità di sanzionare anche l’impresa che sta sul mercato in modo illegale e che trae profitti economici dal compimento di reati da parte dei suoi amministratori. Anche gli odierni risultati dimostrano l’importanza del controllo economico-finanziario del territorio esercitato dalla Guardia di Finanza e finalizzato all’individuazione di quelle imprese che scaricano sulla collettività i costi sociali della loro attività illegale, sfruttando ingiusti vantaggi economici e danneggiando le altre aziende sane e corrette che operano sui loro stessi mercati. ( C. S. )