(di Pasquale Della Volpe)  La Pasta reggia Caserta deve ancora rinviare l’appuntamento con la prima vittoria in questo campionato uscendo sconfitta anche dalla Unipol Arena di Bologna con il punteggio di 79-73, rimanendo, così, ancora al palo. Per gli uomini di Molin una prestazione assai incolore in molti dei suoi elementi visto che a tenere a galla la barca casertana ci ha oensato il solo Young, autore di ben 33 punti, asslutamente immarcabile in area, con 14/17 da due (meno preciso dall’arco con 0/6), cui devono aggiungersi anche sei rimbalzi e tre assist. La stella ex Memphis è stato l’unico a mettersi in mostra, unitamente ad Howell autore di un’ottima prestazione in attacco con 15 punti ( un pò meno in difesa dove ha sofferto la maggiore fisicità di Valerio Mazzola che, non a caso è stato il migliore dei suoi con 18 punti) in una partita che nel comlplesso ha visto gli uomini di Molin esprimersi ben al di sotto della sufficienza (basti pensare che la Juve ha chiuso con una valutazione complessiva di 69 ed eccettuato il duo Howell – Young, il resto dela squadra ha fatto complessivamente 20 di valutazione). La Juve ha anche pagato una pessima serata nel tiro dalla distanza con solo tre realizzazioni su 22 tentativi, la poca lucidità in cabina di regia, con Moore che nonostante gli otto assist ha commesso molti errori e la, purtroppo, ennesima serata anonima di Gaines i cui punti (stasera 11) arrivano sempre quando il match non sembra avere più nulla da dire. Nonostante un inizio incoraggiante, la Juve si trova subito costretta a rincorrere con Bologna che piazza un break di 11-0 (sul 9-11 per gli ospiti) grazie ai i giovani Imbrò e Fontecchio che portano la Virtus in vantaggio di 9 (20-11). La Juve sembra smarrita tanto che i bianconeri padroni di casa, dilatano, ancor di più, nel corso del secondo quarto, il vantaggio, portandosi, sul 33-18. Un parziale di 11-2, firmato Young, porta gli uomini di Molin sul -6 (35-29), ma l’ennesimo black out bianconero, consente a Bologna di chiudere il tempo in vantaggio di 13 (42-29). Nel secondo tempo si assiste ad un costante tentativo degli ospiti di riportarsi a contatto con gli emiliani che però sono bravi a respingere ogni tentativo di rintuzzare lo svantaggio da parte della Juve. Bologna si riporta ai massimi a pochi minuti dalla fine del terzo quarto (54-40, che sembra un buon viatico per vivere un tranquilllo ultimo periodo), ma Young decide che la partita non può finire così ed a suon di canestri, riporta la Juve ad un solo possesso di distanza (64-61). Ma a questo punto, decide di iscriversi tra i protagonisti del martch anche Allan Ray (l’uomo di maggior classe dei felsinei), sino a quel momento assai discontinuo che mette a segno otto punti di fila (alla fine saranno 16 per lui, unico americano a fare la differenza in una squadra dove i protagonisti sono stati gli italiani con 38 punti in tre) che scrivono la parola fine ad un match che la Juve ha meritato di perdere e che è stata tenuta a galla solo dalle iniziative di un grande Young, unico predicatore nel deserto bianconero. Adesso la Juve dovrà sfruttare il doppio impegno casalingo (contro Pistoia e Cremona) per riabilitare la sua classifica. Ulteriori passi falsi non sono più ammessi.

(di Pasquale Della Volpe)  Una Pasta Reggia inguardabile subisce l’ennesimo stop di questo inizio di campionato che si sta rilevando un vero e proprio incubo, contro la Giorgio Tesi Group Pistoia al termine di un incontro giocato malissimo da entrambe le squadre ma che ha visto, alla fine, gli uomini di Moretti prevalere per 59-63. Ancora una volta non è bastato il solo Young ai bianconeri, anche stasera il solo a predicare nel deserto, con ben 26 punti messi a referto, anche perchè in uno sport di squadra come la pallacanestro, quando a giocare è un solo giocatore (su dieci a referto), difficilmente può arrivare un risultato positivo. Purtroppo la squadra di Molin (Young a parte) non è pervenuta, consentendo ai toscani di portare a casa un risultato che vale doppio (Pistoia è una delle squadre costruita per stazionare sul lato destro della classifica) anche perchè artrivato dopo una prestazione tutt’altro che esaltante da parte degli ospiti. Se una squadra riesce a fare risultato in trasferta tirando con poco più del 40% da due e del 20% dall’arco, vuol dire che ha trovato di fronte un avversario davvero modesto e la Juve di stasera è stata addirittura ben lontana dall’essere quanto meno modesta. La squadra ha giocato in modo confuso per ampi tratti del match; Moore non sembra lucido nel suo ball handling (a parte gli otto assist, la sua prestazione è stata assolutamente insufficiente); Gaines magari avrà anche dei numeri (altrimenti non si spiegherebbe il suo ingaggio da parte di un manager navigato come Atripaldi) ma sembra bloccato mentalmente; anche stasera solo 5 punti realizzati ed un -8 di valutazione che è difficile da vedersi nelle statistiche del massimo campionato nazionale; Scott non sembra più il giocatore concreto dello scorso anno quando riusciva ad ottimizzare i minuti di gioco offertigli da Molin. Anche l’allenatore non sembra avere le idee molto chiare visto che starera per molti minuti ha rinunciato ad Howell, nonostante i 12 punti ed i 7 rtimblazi nei 19’ minuti giocati; probabilmente il lungo americano non offre grandi garanzie nella fase difensiva, ma almeno quando viene innescato in attacco,ha dimostrato di saper attaccare il canestro e stasera, Young a parte, è mancato proprio la capacità di fare canestro; non ha pagato la scelta di giocare con Young da 4 e Scott da lungo nella fase finale del match; la Juve si è smarrita quando Moretti è riuscito a prendere le contromisure su Young costringendolo ad allontanarsi dal canestro ed a prendere tiri che non fanno parte del suo repertorio. Eppure non sono mancati i momenti in cui la Juve avrebbe potuto portare l’inerzia del match dalla propria parte: ad esempio quando, a cavallo tra il primo ed il secondo quarto, con Pistoia avanti di 6 (6-12), i ragazzi di Molin hanno piazzato un break di 14 -1 che li hanno portati sul +7, od ancora quando con l’unica tripla di Gaines (sulle 2 totali messe a segno dai casertani) la Juve è riuscita a portarsi sul 54-52 a cinque minuti dalla fine, con gli ospiti che sin lì avevano condotto agevolmente il match. Ma ogni volta la Pasta Reggia ha saputo sempre rituffarsi nel baratro senza che gli avversari avessero fatto nulla di particolare per rimettersi in ritmo partita. Adesso occorre sfruttare la prossimo match casalingo contro Cremona, per rompere finalmente il ghiaccio. La crisi è aperta, non bisogna acuirla ancor di più.

 La prima Pasta Reggia targata Zare Markovski riprende da dove aveva finito l’ultima Juve di Molin, ovvero con una sconfitta, maturata al cospetto di una Upea Capo d’Orlando non irresistibile ma comunque capace di portare a casa un match vitale per la sua classifica. Il 68-64 finale dice, se non tutto, molto sulla modestia di un match che le squadre hanno giocato in maniera assolutamente orrenda esprimendo un livello di gioco assolutamente indegno per il massimo campionato di pallacanestro italiano. Alla fine non ha vinto la migliore bensì la meno peggiore delle due squadre affrontatesi. Sotto l’aspetto tattico si è vista qualche novità apportata dal neo coach che ha schierato nel quintetto titolare sia Michelori che Howell (utilizzato inizialmente da 4) per aumentare un pò di peso nel pitturato ma l’esperimento è durato poco visto che il lungo bianconero ha dovuto, ben presto, alzare bandiera bianca a causa di una brutta caduta in un tentativo di recupero, subita alla fine del primo quarto. Si è visto, per la prima volta, un Gaines accettabile (e questa è una novità se si pensa che la guardia ammirata nelle prime cinque partite era stata assolutamente disastrosa), autore di 14 punti e con una maggiore fiducia nel prendersi il tiro; si è vista, però, la solita Juve molto lenta in fase di circolazione di palla, con un Moore, in certi frangenti del match che sembrava non sapere veramente cosa fare del pallone, capace di perdere venti palloni (alcuni in maniera assolutamente banale), con Young che da solo ne ha perse ben nove (macchiando le sue statistiche che lo hanno visto anche stasera top scorer con 20 punti) e pronta a smarrirsi al primo momento di difficoltà. Anche stasera, sebbene la Pasta Reggia avesse tenuto per quasi tutto il match il muso avanti (pur non raggiungendo vantaggi importanti), al primo momento di difficoltà non ha saputo reagire sparacchiando palloni senza alcun senso. Agli avversari è bastato che emergesse, dal grigiore generale, un solo giocatore, nella fattispecie Freeman che nell’ultimo quarto è stato un vero e proprio fattore per i suoi e che con i 27 punti messi a referto ha permesso all’Upea di vincere un match che, per il livello di gioco espresso avrebbe perso con qualsiasi altro avversario (anche di lega inferiore). Ma la Juve quest’anno ha il potere di far risollevare ambienti depressi e di rimettere in corsa squadre assolutamente modeste; a Markovski non si poteva chiedere molto per questo suo primo impegno ma intanto siamo alla sesta sconfitta consecutiva con all’orizzonte impegni con squadre di valore nettamente superiore a quelle sin qui incontrate.

(di Pasquale Della Volpe)  Ad oramai un terzo del campionato, la Pasta Reggia Caserta si ritrova a convivere con la desoltazione dell’ultimo posto, ancora al palo e con l’ennesima sconfitta da digerire stasera, ad opera di una Dolomiti Trento (88-90 il finale) che in questo inizio di campionato si sta rivelando una vera e propria matricola terribile, con ben cinque vittorie su nove gare giocate, sebbene sia infarcita di giocatori esordienti, nel massimo campionato di pallacanestro. Non è bastata la grandissima prestazione di Young (35 punti per lui stasera, molto positivo anche nel tiro dall’arco) ne la solita grande grinta di Ivanov (18 per lui); la Juve è caduta a causa delle sue croniche paure nei momenti decisivi del match che la portano a commettere errori che vanificano quanto di buono si sta comunque, vedendo sotto la guida tecnica di Markovski; le 20 palle perse (alcune delle quali assolutamente clamorose) sono il sintomo dei grossi peccati di ingenuità che la Juve commette nel corso di un match, pagando care le conseguenze. Stasera a punire, oltre i suoi demeriti, ad onor del vero, la compagine di casa, ci ha pensato il duo terribile Mitche – Owens segno con 50 dei 90 punti complessivi della compagine opsite (con il primo top scorer dei suoi con 28 punti), capaci di rintuzzare ogni tentativo della juve (che pure nel secondo quarto si era portata in vantaggio di 10, sul 31-21) di allungare, quando, soprattutto nel prima parte di gara, la compagine dolomitica era sembrata un pò timida in attacco. Ma come sempre accaduto nei quattro match della gestione Markovski, la Juve si è spenta quando sembrava avere il match dalla sua parte ed anche stasera, raggiunto il massimo vantaggio, i bianconeri sono riusciti a farsi recuperare, chiudendo, addirittura in svantaggio a metà gara (41-42); fortunatamente, Young e compagni sono riusciti a riprendersi, ma alla fine, il black out è stato pagato a caro prezzo. Purtroppo le grandi cose fatte vedere in attacco con la squadra che ha saputo far girare palla grazie anche ai cinque assist di Moore, sono state vanificate da una certa allegria in fase difensiva, con Trento che è riuscita in diverse occasioni a trovare il canestro nei primi dieci secondi della propria azione offensiva. Certo la Juve non è neppure baciata dalla fortuna (una componente che nell’arco di un campionato qualche punto lo può far girare) visto che a 2” secondi dalla sirena finale Vitali ha avuto, a campo aperto, la palla del supplementare, mettendola tra canestro e tabellone (con il possesso alternanto che premiava Trento) spegnendo, di fatto un match, dalle tante emozioni ma che vedeva, ancora una volta i bianconeri rientrare negli spogliatoi con il capo chino, costretti a lavorare un’altra settimana con il groppone dello zero in classifica che non si riesce a scrollare di dosso. Onestamente la Juve vale qualcosa di più dello “0” in classifica ma i treni persi che avrebbero potuto permettere alla compagine del patron Iavazzi di poter dare una svolta al campionato, iniziano ad essere tanti e l’ambiente rischia di deprimersi inmodo irreparabile. Va bene il gioco ritrovato, va bene il top scorer del campionato (sia in termini di punti che di valutazione), ma occorre vincere, anche giocando male, ma portare a casa due punti alla volta altrimenti questo campionato rischierà di essere ricordato solo per i record negativi (sia personali che collettivi) che la compagine bianconera sta di giornata in giornata, sgretolando .

(di Pasquale Della Volpe)  La Pasta Reggia Caserta si scopre desolatamente ultima a seguito della quinta sconfitta consecutiva (terza in casa) rimediata stasera contro la Vanoli Cremona (66-81 il finale) al termine di un match che definire “indecente” da parte dei ragazzi di Molin non rende l’esatta idea della pochezza e della inconsistenza mostrata dai bianconeri in quello che invece rappresentava un vero e proprio spartiacque della stagione bianconera. La gara non ha avuto mai storia dal momento che subito dopo la palla a due, la Juve era già sotto 2- 10, poi 4-14 e 12- 25 al termine della prima sirena. Da quel momento in poi il match è stato un vero e proprio calvario per i tifosi presenti al Palamaggiò costretti ad assistere ad un vero e proprio campionario di errori, difficili a vedersi anche su un campo di minors; inevitabili i fischi piovuti su Molin & co ed un coro unanime “Andate a lavorare” levatosi dagli spalti quando alla sirena di metà gara, Cremona senza fare nulla di strepitoso, si trovava in vantaggio di 21 lunghezze (24-45). Solo nel terzo quarto (vinto per 28-21) la Juve ha mostrato un impeto di orgoglio, approfittando anche di un comprensibile calo mentale dei lombardi; per un attimo si è avuta l’impressione che la partita potesse riaprirsi quando la Juve si è portata sul -12 (sul 47-59), ma la speranza si è dissolta subito dopo quando Cremona è tornata a giocare e la Juve si smarrita nuovamente nella sua mediocrità. Il risultato finale non rende il giusto demerito ai bianconeri che per come hanno affrontato il match, avrebbero meritato una imbarcata dalle proporzioni ben più ampie rispetto a quanto dicano i 15 punti della sirena finale; nessuno può dirsi salvo dalla figuraccia rimediata, neppure Young (migliore dei suoi con 19 punti) e Moore (con 15) dal momento che i loro canestri sono arrivati a risultato oramai acquisito, nel lungo periodo di garbage time a cui si è assistito nell’ultimo quarto. Qiel che preoccupa al termine di questa tristissima giornata non è tanto lo 0-5 in classifica quanto piuttosto il fatto che tali sconfitte siano arrivate tutte contro squadre non certo eccezionali ed al termine di prestazioni via via sempre più scadenti (almeno nei primi due match vi era l’alibi degli infortuni). Caserta non merita questo squallore: non lo merita la tifoseria che anche se arrabbiata, durante il match è rimasta civilissima; non lo merita la società che ha fatto e sta facendo tanti sacrifici per mantenere il basket a Caserta, non lo merita la tradizione della Juve che non può essere infangata da prestazioni che rappresentano una vera e propria offesa per la maglia indossata. Se qualcuno ha perso la voglia di lottare (o è venuto a Caserta con l’intenzione di svernare), allora è meglio schierare i vari Vadi, Capuano e Sergio; almeno con loro si vedrebbe qualcosa di più sotto il profilo della voglia e dell’attaccamento, qualità che oggi nessuno ha mostrato di avere.

(Pasquale Della Volpe) - Nella giornata che segnava l’esordio dei due nuovi acquisti in casa bianconera, Antonutti ed Ivanov, la Pasta Reggia Caserta subisce l’ennesima sconfitta di questo suo orrendo inizio stagione al cospetto di una Acqua Vitasnella Cantù dei tanti ex (Sacripanti e Gentile su tutti, ma anche di Eric Williams) che si impone al termine di un over time, con il punteggio di 95-107. Ma la partita è stata molto più tirata di quanto abbia detto il risultato finale dal momento che i ragazzi di coach Markovski sono arrivati all’over time in condizioni di emergenza ed hanno pagato lo sforzo profuso nei 40 regolamentari, dove hanno giocato con grandissima intensità, mai vista da queste parti nelle precedenti partite. E’ stata una partita dai tanti volti, dominata dalla Juve nella parte iniziale di gara, dove i bianconeri guidati dal solito Young e con un Ivanov già in gran spolvero, erano riusciti a portarsi avanti anche di 18 punti (41-23);poi Cantù è stata brava a reagire dominando i due quarti centrali e piazzando tra la fine del secondo e l’inizio del terzo, un parziale di 21-3 che la proiettava, addirittura in vantaggio. Nel mezzo di questa altalena di emozioni ci si metteva anche l’uscita prematura dalla partita di Young cui venivano fischiati due falli tecnici nel giro di un minuto; una decisione arbitrale( discutibile) che privava la Pasta Reggia della sua principale bocca di fuoco, cui seguiva nel giro di pochi istanti, anche il terzo e quarto fallo di Scott (appena rientrato dopo aver commesso subito due falli ad inziio gara) e che sembravano spianare la strada ai canturini. Invece gli uomini di Markovski sapevano reagire con interpreti non proprio attesi alla vigilia, con, soprattutto, un grande Tommasini che iniziava a crivellare di bombe la retina brianzola (alla fine saranno 18 punti per lui) sino a ribalatre nuovamente la partita in favore dei bianconeri. Ma ancora una volta la partita era lontana dal finire, nonostante la Juve a poco meno di quattro minuti dalla fine conducesse di 9 (82-73) ed aveva in mano un vero e proprio match point, con due liberi di Michelori che faceva, però, 0/2. A quel punto la Juve, vuoi per il calo fisico dei nuovi (con Ivanov che ha giocato 32 minuti, con un solo allenamento fatto con i compagni e comunque migliore dei suoi con 19 punti messi a referto) vuoi per la paura di vedersi sfuggire la tanto agognata vittoria , cadeva in balia degli avversari che guidati da un grande Feldene (25 punti messi a segno compreso il canestro del supplementare a meno di 4” dal termine) e da un Gentile implacabile dalla lunetta (20 per lui di cui 12 dalla linea della carità), riuscivano a ricucire lo strappo ed a chiudere sull’84 pari che valeva il supplementare, nel quale non c’è stata assolutamente partita (implacabile il 23-11 di parziale per i biancoblu nei 5 minuti di over time). Il vero segnale , al di là della sconfitta, è che Caserta è uscita tra gli applausi del pubblico che ha apprezzato il cuore, la grinta e la voglia di tutta la squadra che con i nuovi innesti sembra avere trovato un minimo di equilibrio per evitare di naufragare. Certo il mare è ancora in burrasca e la terraferma lontana, ma questa Juve sembra aver trovato il timoniere ed i giusti marinai per uscire da questa brutta situazione. Basta solo ceederci e non farsi avvilire dalla classifica che oggi come oggi, deve essere vista il meno possibile.

(di Pasquale Della Volpe)  In quello che doveva essere un match dal pronostico scontato, la Pasta Reggia Caserta fa sudare la classiche sette camicie all’armata Olimpia Milano per portare a casa i due punti, arrivati solo nel finale di gara dopo che i ragazzi di Markovski hanno retto per tutti i quaranta minuti di gioco (78-71 il finale). La serata al Forum ha offerto molti più spunti positivi di quanto dica la impietosa classifica bianconera che parla di uno 0-10 apparentemente drammatico; in realtà la Juve ha mostrato contro una squadra che nelle ultime partite viaggiava con più di 100 punti di media realizzati, un grande carattere decidendo di giocare a viso aperto e senza alcun timore reverenziale. L’attacco biancorosso è stato tenuto a soli 78 punti realizzati, con il solo Alessandro Gentile (top scorer dei suoi con 21 punti messi a referto) capace di mettere in crisi la difesa casertana, con un terzo quarto fantastico (quarto nel quale i padroni di casa hanno scavato il parziale che alla fine è risultato decisivo per le sorti del match, chiusosi 26-16); la squadra ha espresso un gioco fluido con un Moore finalmente ritrovato (12 punti e 5 assist) e con non solo Young (stasera tenuto, si far per dire, a soli 17 punti) protagonista in attacco; infatti i giochi offensivi hanno variato molto consentendo a ben nove giocatori di andre a referto. La squadra ha condotto per tutto il primo tempo dove i padroni di casa non sono riusciti mai a mettere la testa avanti (parziale chiuso sul 34-36), subendo un passaggio a vuoto solo nel terzo quarto ma riuscendo, comunque, a rintuzzare l’ondata d’urto dei padroni di casa, tanto che nel quarto finale la Juve, in più di un’occasione, è riuscita a riavvicinarsi pericolosamente alla compagine meneghina. Putroppo, come accaduto un pò in tutte le partite della gestione Markovski, la juve ha peccato di continuità smarrendosi nei momenti decisivi del match dove i bianconeri non sono riusciti a capitalizzare le opportunità conquistate sprecandole spesso banalmente; si tratta di un difetto che sta costando tantissimi punti perchè in un paio di occasioni (Cantù e Trento su tutte), una maggiore fredezza da parte della compagine di Terra di lavoro, avrebbe potuto portare qualche sorriso in casa bianconera che invece è costretta ancora a fare i conti con uno 0 che alla luce anche dei risultati delle dirette avversarie (vittorie di Pesaro e Capo d’Orlando) stasera fa ancora più paura perchè vede le penultime classificate a quota 6. Però lo spirito e la voglia mostrata stasera dovrebbero far guardare al futuro con un minimo di ottimisimo; domenica contro Varese la Juve si giocherà probabilmente una buona fetta di campionato; siamo certi che una vittoria riaprirebbe i giochi e soprattutto, sbloccherebbe mentalmente i ragazzi di coach Markovski frenati, spesso, da una paura di vincere da cui si può guarire solo con una grande iniezione di fiducia.

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