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Nell'intervista pubblicata dal Mattino si leggeva che Silvio Berlusconi sarebbe stato condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere. "Non poteva non sapere? Potrebbe essere un'argomentazione logica ma non può diventare principio alla base della sentenza".

L'articolo oggi è stato contestato dallo stesso giudice. Che parla di gravissima manipolazione: ''Il testo dell'intervista da pubblicare, inviatomi dal giornalista del 'Mattino', dopo il colloquio telefonico, via fax, alle ore 19,30 del 5-­8-­13, è stato manipolato con l'inserimento, da parte del giornalista, dapprima della seguente domanda (mai rivoltami): 'Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?'. E poi della seguente risposta (mai da me data): 'Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente, il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. E' un po' diverso dal ''non poteva non sapere''.

''E' sufficiente -precisa, in una nota, il presidente della seconda sezione penale della Cassazione- confrontare il testo dell'articolo pubblicato dal 'Mattino' con il testo inviatomi alle ore 19,30 (data del fax) da pubblicare, per rendersi conto della gravissima manipolazione che ha consentito al giornalista di confezionare il titolo 'Berlusconi condannato perché sapeva non perché 'non poteva non sapere', attribuendomi falsamente la paternita' di tale titolo''. ''Il testo dell'intervista inviatomi dal giornalista -spiega ancora Esposito- è stato da me consegnato al Primo Presidente, al quale ho consegnato altresì la smentita inviata al 'Mattino' alle ore 9,16 e cioé dopo circa un quarto d'ora dalla lettura dell'articolo, a seguito della quale mi ero reso conto della manipolazione del testo dell'intervista. Nella registrazione dell'intervista -mette in chiaro Esposito- non vi è né vi può essere il sia pur minimo accenno a tali espressioni perché mai da me pronunciate. Esse appartengono esclusivamente al giornalista che, virgolettandole, me le ha falsamente attribuite''.

L’intervista viene definita dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce "inopportuna". "Per noi i magistrati parlano solo attraverso le sentenze. Però naturalmente Esposito è libero di parlare con i giornalisti, magari poteva evitare di farlo, ma ormai la cosa è fatta".

"Ho provveduto a inviare al ministro della Giustizia una nota per riferirle i fatti, così come mi sono stati riferiti dal presidente Antonio Esposito", ha quindi spiegato Santacroce. "Reputo inopportuna l'intervista -dice Santacroce-, per noi i magistrati

 

Molto probabilmente "la vicenda non verrà discussa al Csm -afferma ancora-, ormai il rapporto è tra Esposito e 'il Mattino'. La sentenza -conclude- è espressa dal dispositivo, e le motivazioni vengono, normalmente, dopo".

Ma i consiglieri del Csm Filiberto Palumbo, Bartolomeo Romano e Nicolo' Zanon, chiedono al Comitato di presidenza "l'apertura di una pratica avente ad oggetto l'intervista del dottor Antonio Esposito, presidente di sezione presso la Suprema Corte di Cassazione, pubblicata dal quotidiano 'Il Mattino' in data odierna.

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