In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Commento
“ Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà di fede!”
Negli eventi storici che caratterizzano i suoi giorni, il Profeta riafferma la sua fede nel Signore. Egli attesta una realtà che caratterizza la differenza tra l’empio e il fedele: l’empio confida nel suo potere e nelle sue forze ,e pone da parte Dio, appoggiandosi ad una base, spesso però fragile e inconsistente ,mentre il fedele si appoggia a Dio, e scrive una storia che va al di là delle situazioni storiche e degli eventi in atto.
Il fedele è carico della forza di Dio ,e non ha paura di testimoniarlo con la sua vita ,né si vergogna del dono ricevuto da lui, ed è pronto, con la forza di Dio, a superare i momenti scuri dell’esistenza ,illuminandoli proprio con la luce forte del Vangelo. Egli considera la fede come un grande dono ,e non solo lo custodisce, ma lo arricchisce ponendo appunto in atto fatti di Vangelo.
Ci sono e ci saranno momenti oscuri, in cui la fiamma della fede vacilla, ma in questi momenti egli, non si perde, non si abbatte, ma appoggiandosi sempre più a Dio, nel quale ha creduto e crede ,si appella al suo aiuto e alla sua forza :”Signore, accresci la mia fede!”, l’invocazione dell’umiltà che supera la paura e lo scoraggiamento del momento e pone il nostro sguardo oltre le situazioni. Egli stringe tra le sue mani imploranti il dono ricevuto, e con tutta umiltà, ritendendosi inutile e povero davanti a Dio, offre a lui la preghiera della fede, non solo, ma è pronto a continuare a dare amore, e anche a sacrificarsi per Iddio.
“ Il giusto vivrà di fede!”. Infatti egli non ha altra forza ,altra luce che illumina il suo cammino, altra fonte di calore che gli riscalda i passi nei momenti di gelo. La sua forza l’attinge da Dio, attraverso l’invocazione dello spirito, sentendo dentro di se abitare il mistero che va oltre il tempo e che da tono di verità al suo percorso nel tempo. Il giusto vive la sua fede nel silenzio, e attraverso i suoi gesti fa parlare Dio, quel Dio che ci giustifica continuamente, perché crede in noi.
Chi ama la bellezza, non teme le spine, pur di cogliere una rosa
Vangelo di DOMENICA XXVII DE T . O. (2 ottobre 2016) - Luca 17,5-10 - Commento di P .Pierluigi Mirra passionista
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