Il Vangelo della Domenica
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In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 

Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». 
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». (Giovanni 6,61-70)

COMMENTO

Gesù non ha bisogno di fans, ma di discepoli veri e autentici, che condividono con lui,non solo mentalità e stile di vita,ma anche il cammino indicato dal volere del Padre che deve attuarsi con l’avvento del Regno.                        

E il linguaggio di Dio non ammette compromessi o riserve.

 Già nella Prima Lettura Giosuè è esplicito con il popolo ereditato da Mosè:”a chi volete servire? Dio che vi ha fatto uscire dal pese d’Egitto e vi ha resi liberi, o uno o più dei di quei  dei incontrati nel nostro percorso tra i vari popoli? IO-afferma deciso Giosuè- e la mia casa vogliamo servire il Signore!”

 Il brano,tolto appunto dal libro di Giosuè(24,1-2.15.17.18) sai conclude con l’affermazione corale del popolo:”anche noi vogliamo servire il Signore,perché  Egli  è il nostro Dio.”

 Il linguaggio di Giosuè non oppone gli Ebrei contro gli stranieri, ma chiede loro la scelta di fondo, che diventi poi uno stile di vita lungo il cammino. Se scelgo Dio, lui deve diventare il fine della mia vita,l a misura stessa di essa,non solo,ma solo Dio deve diventare la gratifica delle mie azioni.

 Nel brano di Giovanni avvertiamo che ,pur seguendo Gesù, molti dinanzi al suo discorso “eucaristico”, posto come fondamento e pegno di vita eterna, cominciano a vacillare, accusando Gesù di avere un parlare molto duro, invece  forse di confessare di essere poco disposti entrare in una nuova mentalità. Gesù avverte il loro disagio, e,vedendoli tentennare,non ha paura di proiettare dinanzi al loro sguardo la gloria che toccherà al  Figlio di Dio.  Ma tale affermazione li  rende ancora  alcuni più deboli e vacillanti,tanto che molti si ritirano  dal seguire il Maestro.

 E Gesù? Non ha paura di rimanere solo, e perciò lancia ai rimasti una sfida:”Volete andarvene anche voi?..” E’ Pietro a confessare esplicitamente:” Signore ,da chi andremo, tu solo ha i parole di vita  eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Figlio Dio!” E’ la  confessione sincera  del discepolo al Maestro, al quale si affida senza remore e paura.

 Affidarsi a Cristo significa  avere in lui quella fede che ci aiuta nei momenti strani della vita.

 Affidarsi a Cristo può sembrare anche un rischio che  totalizza  tutta la nostra esistenza.

 Ma quale pane possiamo mangiare,che oltre a sfamarci  la fame del corpo, ci spinge a sentire dentro di noi  il senso dell’eterno?

 Altro pane, sarà forse  pane malato, che  forse  ci sazia nel presente, ma non promette futuro,un pane  che ha la garanzia del tempo, ma non quella dell’eternità . Soltanto il pane di vita eterna che  Cristo ci offre nel suo corpo, ci garantisce la vita oltre la vita.

Commento di P. Pierluigi Mirra passionista

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