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Oslo – “Ho fatto tutto da solo”, avrebbe detto Anders Behring Breivik alla polizia, che, comunque, vuole verificare se  le sue affermazioni corrispondono al vero. “Atroci ma necessarie” avrebbe descritto con queste parole le due stragi compiute, ad Oslo, con l’autobomba e sull’isola di Utoya con un’arma automatica. In quest’ultimo caso le vittime erano perlopiù ragazzi che non superavano i vent’anni.

Geir Lippestad, l’avvocato di Breivik ha dichiarato che il suo assistito ha ammesso le circostanze e che fornirà ulteriori elementi nell’udienza che si svolgerà domani, lunedì, davanti al tribunale. Si fa riferimento ad un ‘manifesto’ di 1500 pagine intitolato "Dichiarazione d'indipendenza dell'Europa": un farneticante documento nel quale Breivik attacca il multiculturalismo, e dichiara che gli immigrati specie se musulmani dovrebbero essere banditi dall’Europa.

Dai racconti dei sopravvissuti emergono particolari inquietanti: alcuni sono rimasti nascosti fino a sabato mattina. "Ieri abbiamo salvato molta gente che era in acqua", ha raccontato Jahn Petter Berentsen, un volontario della Croce Rossa. I sopravvissuti e i familiari accorsi per abbracciarli si sono ritrovati ieri in un albergo di Sundvollen, sulla riva del fiordo di Tyri dove si trova l'isoletta di Utoya. Con loro medici, psicologi e religiosi che hanno cercato di rispondere al desiderio dei ragazzi di raccontare la loro terribile esperienza e farsi confortare. Oggi sono ancora al lavoro squadre della Croce rossa che cercano gli ultimi dispersi, mentre sulla strada della terraferma passano ancora i carri funebri con i morti.

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