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(Ivan Triunfo) - Nel 1861, Napoli lascia il suo ruolo di capitale e fa parte del nuovo “Regno d’Italia”.

Rimase comunque il centro politico, economico e sociale tra i più importanti d’Italia; Giuseppe Colonna fu il primo sindaco della città, sotto il governo italiano di Vittorio Emanuele II fino al 1878. A livello nazionale, Torino era la capitale, ma dopo l’annessione del Veneto e di Mantova, la capitale fu spostata prima a Firenze e poi a Roma.

Dopo Vittorio Emanuele II, il secondo re d’Italia fu Umberto I e lo sarà fino al 1900.

A Napoli verranno ultimati le opere urbanistiche iniziate dai Borbone, come Via del Duomo, Via Toledo, Corso Maria Teresa (che diventerà Corso Vittorio Emanuele). Ad ovest si costruivano palazzi nobiliari nel quartiere di Chiaia, ad est di Napoli, si presentava una grande palude chiamata “il Pascone”. I nuovi quartieri nascevano su direttrici differenti in rapporto alle forti distinzioni sociali che rappresentano un unicum in Italia: ad ovest a minore densità abitativa, in luoghi meravigliosi dinanzi la baia, come il quartiere di Chiaia era destinato alla borghesia ricca. Sui quartieri orientali corrispondenti oggi a Poggioreale, San Giovanni a Teduccio, Barra e a nord verso i casali di Miano e Secondigliano, i quartieri malfamati destinati al ceto proletariato delle nuove fabbriche cittadine.

Tra il 1860 e il 1880, si va costruendo e urbanizzando tutta l’area occidentale di Napoli.

Parliamo dell’attuale Via Chiaia, Via dei Mille, Via Crispi, Piazza Amedeo: Il rione Amedeo (Il Parco Margherita) destinato interamente alla borghesia napoletana. Fu Costruito il Viale Regina Elena (oggi Viale Gramsci) nel nuovo rione di Mergellina che si collegava al Corso Vittorio Emanuele con la Piazza Sannazzaro e la Chiesa di Piedrigrotta già dai tempi di Ferdinando e Alvino. Sul Corso Vittorio Emanuele, continuò la costruzione della strada da Suor Orsola verso la nuova Piazza Mazzini. Nel Centro Storico ci fu un’importante opera di risanamento e di nuove costruzioni. Fu realizzato il “Quartiere Museo”, con la costruzione dell’antica “Salita delle fosse del grano” il tratto tra Piazza Dante e Piazza Museo Nazionale, con il toponimo che oggi è indicato come Via Pessina. Un moderno rione a scacchiera con la costruzione in voga in questi anni in tutte le grandi città europee e italiane delle gallerie in ferro e in vetro: Galleria Principe di Napoli in stile “eclettico”, che collegava il nuovo quartiere del Museo Nazionale al del Palazzo di Belle Arti con quello che oggi è il Museo Archeologico Nazionale, che da sede Universitaria, ospiterà collezioni archeologiche tra le più insigne d’Europa. Il problema che affliggeva Napoli era la situazione dei quartieri popolari del centro storico, prospicienti il porto: l’attuale Borgo Orefici/Sant’Eligio.

1884 per Napoli è sinonimo di colera: esplode proprio tra i vicoli del quartiere Porto/Mercato. Il bilancio è gravissimo: settemila morti. Se da una parte si respirava l’aria salubre del golfo, dall’altra si moriva. In una situazione che sbigottì l’intera nazione, ci furono ingenti investimenti e una grande opera di RISANAMENTO, la più grande mai realizzata a Napoli nella sua storia fino ad oggi. L’Italia era governata sotto Umberto I, il sindaco era Nicola Amore. Si affrontava nel frattempo, una grave crisi economica nazionale, simile a quella che sta colpendo l’Italia oggi. Una crisi che a Milano portò alla morte di alcuni che reclamavano pane e lavoro durante una violenta manifestazione.

Dopo il colera, la Camorra inizia a farsi sentire. Iniziò a farsi sentire già precedentemente con le elezioni. I suoi sporchi affari, ancora di basso rango, erano comunque in grado di far entrare nelle loro tasche una buona somma di denaro da dare ai quartieri poverissimi del centro storico come la Sanità, Forcella, Q.Spagnoli e il Mercato in cambio di voti o lavori di basso livello. Inizia sempre di più a ingranare lo stretto rapporto fra la vecchia plebe napoletana, che diventerà un vero e proprio sottoproletariato urbano e la malavita; la malavita con la politica napoletana e nazionale.

Ma il morti del colera quantomeno, avevano fatto spostare l’attenzione sulle nuove opere urbanistiche. Vengono letteralmente abbattuti i vicoli tra Via Duomo e Piazza Mercato, tra il Decumano Inferiore di Via San Biagio dei Librai e Via Marina e tra i Quartieri Spagnoli e il porto, sul lato occidentale di Castel Nuovo per dare aria e spazio a quel reticolo di stradine anguste. La più grande opera del progetto è la costruzione del Corso Umberto: un imponente strada dritta che i napoletani chiameranno “Rettifilo” secondo i modelli parigini di Hausmann che collegherà Piazza Garibaldi e la stazione ferroviaria fino alla Chiesa dei Genovesi, con l’apertura di due grandi piazze: Piazza Nicola Amore (con il monumento al sindaco), Piazza della Borsa (con la scenografica Fontana del Nettuno), Piazza Matteotti.; successivamente, nuove strade: Via Mezzocannone, Via Medina, Via Sanfelice e Via Depretis fino a Piazza Municipio (Castel Nuovo).

 

Costruzioni e strade anche tra Piazza Garibaldi, Corso Garibaldi, e Piazza Principe Umberto con una tessuto a scacchiera e moderni palazzo ottocenteschi neo-classici.

Verso Oriente Via Arenaccia e Via Nuova Poggioreale e a nord Corso Secondigliano.

Inoltre furono costruite due funicolari che collegassero la parte bassa con la parte alta della città: la “Funicolare di Chiaia” che collegava il Rione Amedeo con il Quartiere Vomero e la “Funicolare di Montesanto” che collegava i Quartieri Spagnoli e il centro Storico con il nuovo quartiere collinare. Anche sul Vomero, antica collina con presenze di ville e palazzine liberty, sede della borbonica Villa Flordiana, del Castel San’Elmo e della Certosa di San Martino, furono costruite: Via Tasso e Via Aniello Falcone, che collegava il Corso Vittorio Emanuele con il nuovo quartiere residenziale; Via Salvator Rosa, Via Luca Giordano, Via Morghen, Piazza Vanvitelli e Via Scarlatti.

 

L’opera grandiosa del CORSO UMBERTO fu tanto di clamore quanto inutile per la plebe: i grandiosi palazzi e le case erano comunque troppo costosi, e la gente umile continuava a vivere nei vicoli adiacenti. In questo periodo storico, si parlava di un concetto che tanto mi ha colpito: “Quando ci sarà un risanamento estetico, ci sarà un risanamento etico”. Insomma anche il dove abiti può essere un modo per migliorare la propria cultura. Dopo il Risanamento il lavoro. Nel 1904 furono costruiti due enormi impianti produttivi: ad est a San Giovanni a Teduccio, ad ovest a Bagnoli. Nei primi anni del 1900 ci fu la “colmata di Santa Lucia” la perdita della spiaggia, la costruzione di Via Caracciolo, Via Partenope e Via Santa Lucia, sul lato del golfo, oltre ai nuovi palazzi tra Via Sant’Anna dei Lombardi e Piazza Salvo d’Acquisto (Largo della Carità/Piazza Carità). Nel 1910 verrà inaugurata la prima metropolitana d’Italia, che collegherà Mergellina a Fuorigrotta.

 

Successivamente ci furono le grandi guerre mondiali del 1915-1918 e del 1941-1945 che sconvolsero l’economia italiana, quella napoletana, oltre ad una pagina storica da dimenticare tra morti, deportazioni e campi di concentramento nell’Europa Centrale.

Napoli pagherà a duro prezzo i colpi inflitti dai bombardamenti nella già precaria condizione del tessuto sociale del centro storico. Ma sarà anche l’inizio di una grande ripresa per l’intera nazione!

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