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GRAZZANISE ,  EVENTO DEL 2 GIUGNO 2012: INTERVENTO DI TILDE MAISTO

 

GRAZZANISE  (CE) –  Il Forum Giovani, presieduto dal Presidente Luigi Pellegrino e il Cocevest, il cui coordinatore è Raffaele Raimondo, hanno organizzato l’evento: Mani Unite per i nostri Diritti e Doveri “La Costituzione in Musica” per il 66° anniversario della Repubblica italiana.

L’evento in musica è stato a tratti miscelato con interventi di alcuni autorevoli personaggi, come Carlo De Michele, Presidente di Carta 48, Agnese Ginocchio Testimonial del Movimento internazionale per la Pace e tanti altri partecipanti, tra cui anche la giornalista Matilde Maisto che ha proferito il seguente discorso:

Buona serata a tutti.
Io sono Matilde Maisto, giornalista pubblicista, direttore responsabile del giornale on line Cancello ed Arnone News. Innanzitutto desidero ringraziare gli organizzatori e più significativamente il prof. Raffaele Raimondo per il gradito invito. Ho avuto il piacere di prendere parte a questa bella kermesse perché ho sentito forte il senso della democrazia e dell’unità. “Mani unite per i nostri diritti e doveri” mi è sembrato il luogo adatto dove poter dire la mia, in tutta umiltà, ma con altrettanta fermezza.
Ebbene nell’affrontare questo mio momento, non posso non pensare ad un altro e più autorevole discorso quello di Piero Calamandrei, il quale nel suo discorso sulla Costituzione ai giovani Milanesi, nel gennaio 1955, proferiva le seguenti parole: “L’art.34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi! Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo per i giovani che hanno l’avvenire davanti a loro. Dice così: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica. Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società e di portare il loro miglior contributo.
Ebbene questo è solo una parte di un bellissimo discorso, che vi invito a leggere e a meditare con attenzione. Ma è anche il tramite per portarmi a fare una riflessione: Era il 1955 e Calamandrei diceva queste cose, ma a distanza di ben 57 anni, più di mezzo secolo, quale situazione stiamo vivendo?
Possiamo dire che oggi la situazione non solo non è migliorata, ma, purtroppo, è peggiorata, perché oggi esiste una situazione economica tale che di “Tasse si muore”, secondo il pensiero spicciolo del cittadino comune.  A causa della crisi economica e delle troppe tasse, dall’inizio del 2012,ci sono stati 30 suicidi, tra gli imprenditori e non, che non ce la facevano più a subire le troppe tasse, la burocrazia e la recessione. Questi poveretti hanno ripiegato sul suicidio, quale gesto estremo di ribellione contro un sistema che non riesce a cogliere la gravità della situazione, che si è venuta a creare nel nostro Paese.

Ma di chi è la responsabilità? Lascio a voi la semplice deduzione, dico solo che il capitano “governa ” in mare la propria nave, superando scogli, tempeste e venti contrari, per condurla felicemente in porto. I nostri politici invece hanno naufragato, perché non hanno saputo reggere il timone dello Stato. Viene quasi spontaneo paragonarli a capitan Schettino che, per stoltezza ha causato la morte di innocenti passeggeri.

Il clima che si è creato nella nostra nazione è insopportabile e non sembra questa la strada per risalire la china. Ma siamo logici: dove si prendono i soldi se i salari diminuiscono e l’economia regredisce? Quante persone devono ancora morire?
Bene farebbero i nostri governanti a rileggere, capendone il significato, il trattato di economia di Maffeo Pantaleoni (1854 – 1924), che così recita: « …Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse che vanno fissate in modo che non ostacolino la produzione e il commercio…».

Che cosa faremo? Chi ci potrà salvare? Personalmente credo che dovremmo partire dalla cultura, illuminare le menti, aprirci a nuovi e più illuminanti pensieri, ma ancora una volta penso alle parole di Calamandrei : nella Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati lì in quegli articoli.
E a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane.
Quando si legge: nell’articolo 2 “L’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale” o quando si legge nell’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”, “la patria italiana in mezzo alle altre patrie” ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini, O quando si legge nell’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge” ma questo è Cavour!
Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, per le strade di Napoli, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta.
La Costituzione è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”
Grazie a tutti!

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