I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». 
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

 

Commento                                        

La Festa della  Santa Famiglia di Nazareth prolunga non solo la scena del Natale, ma ne approfondisce la realtà stessa. Abbiamo contemplato il Mistero dell’Incarnazione, di un Dio fatto uomo,che è voluto entrare  nella nostra storia,attraverso il tessuto della famiglia umana. E’ diventato fanciullo, crescerà in “sapienza e grazia”,mentre adulto, conoscerà il duro lavoro per guadagnarsi il pane nella e per la  famiglia.                                   

Maria ne è Madre, e Giuseppe il custode della vita di Cristo,e del  bene della Famiglia di Nazareth.

Ma quale il tessuto di vita   della Famiglia nella casa di Nazareth                                                                                                           

Il Salmo Responsoriale(127) ha delineato,quasi fotografando, le linee sceniche e di condotta della Famiglia di Gesù,attraverso le “beatitudini” invocate dal Salmista:”Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai e sarai felice..e avrai ogni bene….La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti di ulivo intorno alla tua mensa…Ecco come è benedetto l’uomo che teme il Signore..”

Ma guardiamo ancora nella casa di Nazareth… Maria “conserva nel suo cuore” ogni cosa  detta del Figlio suo,e continua da essere la “serva del Signore”….Giuseppe, l’uomo giusto,la cui sottomissione al volere di Dio,in un’obbedienza senza riserve, diventa vita operosa per il bene della famiglia a lui affidata..Infine Gesù,il figlio, centro e riferimento importante dei due genitori,a cui egli vive sottomesso.                                           

Tutti e tre vivono nella concordia,anche se, sicuramente, non saranno mancati i momenti oscuri(fuga in Egitto,smarrimento di Gesù),ma sono stati sempre momenti letti e accettati  alla luce del progetto di Dio sulla famiglia  che lui si è scelto.                                                                                                                                                           

E poi c’è l’amore vicendevole che diventa misericordia,preghiera,interpellanza nella fede del volere di Dio in ogni cosa, confronto con  la Parola di Dio che illumina e delinea il percorso della famiglia stessa.                                  

Non ci arrende dinanzi al sacrificio di dover fuggire nella notte per salvare il Bambino, e sentire Maria e Giuseppe,genitori sconvolti, riprendere Gesù in un certo modo, dopo tre giorni di ricerca del giovanetto che si era smarrito,ma ogni cosa è affrontata con lo sguardo della fede,interpellando il disegno di Dio sulla loro storia. Umanamente parlando, anche Giuseppe e Maria, come genitori,”si sono fatte le ossa”,perciò hanno saputo custodire, crescere,guidare Gesù a loro affidato, e prepararlo per la sua Missione  di salvezza in mezzo all’umanità.

Nonostante tutte le mode che  entrano nel pianeta famiglia, i diritti rivendicati da un certo fare politica o delle idee di certi guru  che farfugliano  idee e messaggi, la famiglia umana,sognata da Dio e uscita dal suo cuore, rimane il fulcro del vivere dell’uomo,il riferimento unico,il porto a cui approdare quando le tempeste della vita cercano di annullarci, e dove l’amore vero lenisce sempre  ogni ferità.

Dio ha sognato per lui, per me, per ognuno una famiglia, un nido e una culla,carica di tenerezza e di vita, ci ha messo tra le mani con la famiglia lo scrigno d’oro  che custodisce l’amore.                                                                                   

Vogliano mandare in frantumi il sogno di Dio, e gettare  nel vecchiume questo tesoro ?

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Commento

Sono tanti i protagonisti che, diretti e guidati da Dio,attuano  il suo progetto di salvezza: dai Patriarchi, ai Profeti, ai Giudici,ai Re,, fino al Battista, contemplato nella sua missione attiva nella Liturgia delle due ultime Domeniche. Ma, giunta la pienezza dei tempi,Dio vuole portare a compimento il suo progetto, e mette in campo,per accogliere i Messia ,due figure umili e grandi nello stesso tempo: Maria di Nazareth, dalla cui carne il Figlio di Dio prenderà carne,e Giuseppe, lo sposo di Maria, reso protagonista paziente della custodia del Redentore. La presenza di Maria,Vergine e Madre, appare già nella promessa di Dio ai nostri progenitori,peccatori e profughi dal Paradiso Terrestre(Gen.3,15),e riappare poi nella Profezia di Isaia,come “la Vergine che partorirà un figlio  che sarà chiamato “Dio con noi”(Is.7,14).  Ma ,nella pienezza dei tempi,a lei, in cui Dio ha creato uno spazio libero da ogni colpa originale, chiede il “si” per potersi incarnare nel grembo suo,e a quel “si” è legato il compimento nel tempo  del progetto di Dio. Sarà la Maternità divina di Maria, un evento che sconvolgerà  Giuseppe, il suo sposo legale,una maternità che non lo vede partecipe in nulla,di cui non si sente parte, e della quale inizialmente ha quasi paura,anche perché è un uomo giusto e nutre per Maria  amore e grande rispetto, e sta cercando  di ideare qualcosa che salvi la vita della sua sposa dal vituperio della gente e degli osservanti della Legge. Non comprende inizialmente  Giuseppe il mistero che si sta operando nella sua sposa, ma poi, quando Dio arriva a spiegargli il tutto,egli,giusto e povero, si pone in disparte,lasciando che Dio cammini anche attraverso l’incomprensibile e accetta senza riserve di essere lo sposo della Vergine Madre e il padre –custode del figlio che nascerà. Dinanzi a ciò  che sembra umanamente irragionevole, Giuseppe  accetta il piano di Dio, e diventa l’uomo della speranza,il giusto che guarda oltre e fissa la sua vita in Dio, e si lascia guidare  dalla  sua parola, cercando di captare ogni momento i segni che Dio le offre.

Lasciarci  guidare dalla Parola di Dio e cercare di capire i suoi piani su di noi e sulla nostra storia.

 Dio ha sognato il “meglio di tutto” per ognuno di noi, e ogni giorno ci offre ciò che ha preparato con amore per  noi. Ma dinanzi a ciò possiamo avere due possibili atteggiamenti: il primo, come Acaz,il re che rifiuta  e non vuole ascoltare le parole del Profeta di Dio, o  l’altro,come Giuseppe, che ascolta, accetta e cammina,lasciandosi guidare anche da ciò che può apparire irragionevole al momento. Non accettare è come deludere Dio,uscendo fuori dal suo progetto,invece accettare è sentirsi protagonisti di una storia senza tempo,che corre veloce verso l’eternità.

Sognare con Dio, e ritmare poi i passi della vita con i suoi,è vivere un’avventura nel tempo, che ci fa sentire nel cuore  vibrare la Grazia,la vita di Dio in noi.

Commento di P. Pierluigi Mirra passionista

 

                                           In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Commento

Con questa  solenne liturgia, con la quale  acclamiamo e adoriamo Cristo Re dell’Universo,si chiude l’Anno Liturgico , e contemporaneamente anche l’Anno della Fede, aperto,  lo scorso anno,  da Papa Benedetto XVI.                                                                                                                                                                                                           La parola “chiusura” sempre impropria per ambedue i casi, perché l’Anno Liturgico  determina solo la tappa di un cammino della Chiesa Pellegrina,così  chiudere l’Anno della Fede, quasi a dire che abbiamo scoperto il tutto,e chiudiamo il capitolo dell’esortazione o della ricerca,mentre l’Anno della  Fede è stato aperto per rinverdire la fede  di chi crede  e renderla più autentica e viva,e offrire a chi è ancora in ricerca  un aggancio per trovare la porta dove abita la Famiglia di Dio.                                                                                                      Anno Liturgico  Anno della Fede che ci proiettano, nella liturgia di oggi, la figura di Cristo,costituito dal Padre, Re e Signore dell’Universo  e dei cuori di coloro che, dopo averlo incontrato, hanno scelto di seguirne  con fiducia illimitate le orme.                                                                                                                                      Celebriamo la Solennità del nostro Re, ponendoci dinanzi al trono di un Re Crocifisso, dinanzi alla Croce del Calvario. Infatti ,il brano evangelico di Luca narra la Crocifissione e la Morte di Gesù, l’apparente sconfitta di colui che dinanzi  a Pilato a dichiarato di essere “re”,ma che ora, trafitto da chiodi, è appeso ad una croce, in mezzo a due ladri. I nemici pensano di averlo finalmente zittito, e sono lì a schernirlo e a insultarlo.                   E lui cosa fa, tace? No, un re  ,degno di questa dignità, non può partirsene senza dettare i suo testamento.                                                      Ma Cristo non ha già parlato abbastanza con parole e con segni ?                                                                                                            Forse le sue parole non sono arrivare neppure ai suoi amici,tanto che uno  lo ha venduto, un altro lo ha rinnegato, e gli altri  fuggiti, presi dalla paura e dal panico. Forse alle parole dette da Gesù mancava il sigillo,un sigillo forte, ed egli ora pone questo segno di garanzia con il suo sangue  anche alle sue ultime parole.                                                                                                                                                                                                   La tradizione conta  7 parole dette da Gesù dalla Croce. La prima di esser arriva al cuore di quella umanità che lo ha rinnegato e  inchiodato in croce, e in cielo anche gli Angeli sembrano sorpresi da  queste parole:”Padre, perdona loro che non sanno quello che fanno!”. Il ladro che pende alla destra di Gesù,a queste parole, cade anche lui nella misericordia di Dio, e nelle parole di Gesù che lo rassicurano , egli “ruba” ancora, ma stavolta il Paradiso. E poi le altre parole scendono sul Golgota, salgano al cielo,si fissano nel cuore di alcuni astanti, tanto che ,alla fine, a riconoscere Gesù come Re e Figlio di Dio, è lo stesso centurione che ha comandato l’ esecuzione di morte.                                                                                                                                                       Dio ama, e il Figlio suo, da quel trono che l’umanità gli ha innalzato, continua ad amare e lancia  il suo messaggio di amore  oltre gli orizzonti. Cristo, un re sconfitto, che  si rifarà, rompendo i sigilli del sepolcro e sorprendendo i nemici e gli amici, e attestandosi ora su quel trono di gloria che gli compete e che il Padre gli ha preparato.                                                                                                                                                                          Il suo regno non è di questo mondo, lui lo ha affermato ,mentre si dichiarava re dinanzi a Pilato,perciò ogni buon discepolo di tanto Maestro,vivendo nel tempo, deve percorrere ,guidato da Cristo,diventato Pastore del gregge in cammino, la via per entrare in questo regno senza confini.                                                                                     A  lui volgiamo i nostro sguardo di grazie, ricordando  ciò che è stato scritto”:Credenti e non,nessuno può sottrarsi all’incanto della sua figura,nessun dolore ha rinunciato al fascino della sua promessa”.(A.Oriani)

Commento di P. Pierluigi Mirra passionista

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