È morta per aritmia cardiaca per  overdose di Coca Cola dovuta a dipendenza da Coca Cola per una 30enne. Questa la conclusione del coroner, una pesante accusa lanciata dal David Crear, magistrato neozelandese contro il colosso americano della produzione e distribuzione di bevande analcoliche

Il fatto si riferisce ad una donna di 30 anni che aveva sviluppato dipendenza dalla Coca Cola ed è morta per averne bevuta troppa, stroncata da un attacco di aritmia cardiaca.

Secondo i risultati dell'inchiesta, Natasha Harrish (questo il nome della vittima), beveva giornalmente fino a dieci litri di Coca, il che significa più del doppio del limite sicuro di caffeina e quasi un chilo di zucchero, oltre che un consumo totale di oltre 24'000 litri in 8 anni.

Nei mesi prima della morte, ha testimoniato il partner, la salute della donna era peggiorata rapidamente. "Non aveva energia e sentiva nausea tutto il tempo. La mattina si alzava e vomitava", ha spiegato l'uomo, aggiungendo che "se Natasha non beveva Coca Cola era di cattivo umore, soffriva di emicrania e si sentiva spossata".

 Nei mesi prima della morte, ha testimoniato il partner Chris Hodgkinson, la salute della donna era rapidamente peggiorata. "Non aveva energia e sentiva nausea tutto il tempo. La mattina si alzava e vomitava". Aveva sviluppato dipendenza: "se non beveva Coke era di cattivo umore, soffriva di mal di testa e si sentiva priva di energia", ha detto.

Secondo i legali della Coca Cola non è provato che le grandi quantità della bevanda abbiano contribuito al decesso, poiché gli esperti non sono stati concordi sulla sua causa di morte più probabile. Il coroner David Crerar, in un verdetto destinato ad avere risonanza mondiale, ha invece stabilito che la signora Harris non sarebbe morta se non fosse stato per la dipendenza dalla bevanda. "Se non fosse stato per il consumo di quantità molto grandi di Coke è improbabile che sarebbe morta quando è morta e nel modo in cui è morta", ha detto.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” si auspica anche alla luce di questo ultimo episodio che le autorità competenti considerino di imporre limiti sul contenuto di caffeina e di zucchero nelle bevande effervescenti e l'apposizione di etichette di avvertimento più specifiche.

Giovanni D’AGATA

 

Il colosso dei surgelati Findus ha ritirato le lasagne al ragù di carne bovina da tutti i supermercati in Inghilterra dopo che la Food Standards Agency (FSA) ha scoperto che a dispetto di quanto riportato sulle confezioni, al posto di carne di manzo, nelle confezioni di lasagne, sarebbero state utilizzate carni equine.La presenza di carne di cavallo in così tanti surgelati confezionati da compagnie differenti è dovuta al fatto che tutte sono inserite all’interno della stessa catena di fornitura e, in questo caso, un fornitore francese.La FSA ha anche ordinato alla Findus di testare se le lasagne siano contaminate con il fenilbutazone, un farmaco veterinario. Gli animali trattati con fenilbutazone non possono entrare nella catena alimentare, perché  il farmaco può costituire un rischio per la salute umana.

La Findus ha già ritirato 180.000 confezioni di lasagne.I prodotti avrebbero dovuto contenere il 100% di carni di manzo, mentre in realtà contenevano tra il 60 e il 100% di carni di cavallo.

La Findus ha dichiarato di non sapere per quanto tempo il prodotto è stato posto in vendita, ma ha ammesso che la Comigel (azienda che avrebbe fornito le confezioni  incriminate), con sede legale a Metz in Francia, produce lasagne per la Findus da oltre due anni.

Sarebbe stato un produttore francese a fornire carne di cavallo al posto di quella di manzo.

La FSA ha dichiarato: “Non abbiamo prove che tale cibo sia a rischio”. Tuttavia la FSA ha ordinato alla Findus di analizzare le lasagne per verificare l’eventuale presenza di fenilbutazone. Gli animali trattati con fenilbutazone (un farmaco ad uso veterinario) non possono entrare nella catena alimentare poiché rischiosi per la salute dell’uomo”.

Le lasagne con carni di manzo della Findus sono state distribuite ai principali supermercati britannici e irlandesi. L’azienda ha già iniziato a ritirare i prodotti dalla vendita, invitando gli eventuali acquirenti a riportarli nei supermercati dove verrà rimborsato loro il costo di acquisto.

Le catene di supermercati Aldi, Tesco, Asda e Morrison, così come Findus Italia, questa settimana hanno ritirato dalla vendita alcuni prodotti a base di carni bovine provenienti dalla Comigel.

Sembra però che il problema della carne di cavallo presente in maniera occulta in prodotti a base di carne non sia un fenomeno circoscritto. Infatti, anche in Irlanda negli ultimi giorni le autorità che si occupano di effettuare controlli sul cibo hanno riscontrato la presenza di DNA equino. Sono stati trovati “contaminati” con carne di cavallo prodotti dell’azienda Rangeland Food e di Freeza Meats.

Findus si impegna a "rispondendo alle domande dei consumatori e a rimborsare coloro che hanno acquistato prodotti potenzialmente interessati dal problema di conformità," indicando un numero verde: 0800 20 50 53 e contatto mail tramite il sito internet www.findus.it.

Nonostante l’innalzamento del livello dei controlli e  del decantato aumento della qualità dei prodotti  alimentari, continuano a verificarsi  episodi del genere che  hanno dei riflessi  eclatanti anche sui  media, rileva Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei diritti”. Per tali rasgioni chiede che le aziende alimentari effettuino esami di autenticità su tutti i prodotti di origine bovina, come hamburger di manzo, polpette e lasagne, e che forniscano i risultati alle autorità sanitarie competenti.

Giovanni D’AGATA

 

Buone notizie per tutti coloro che hanno accumulato qualche chilo in più durante le feste: i chili in eccesso non sono nocivi.

Infatti secondo i risultati di uno studio pubblicato dal Journal of American Medical Association in questi giorni, qualche chilo di troppo non è dannoso per la salute ma anzi chi è in leggero sovrappeso sarebbe più al riparo da morte prematura.

Gli esperti per lo studio, hanno usato l'indice di massa corporea (Imc), ossia il parametro che si calcola dal rapporto tra peso e altezza moltiplicata per se stessa, per valutare il sovrappeso di una persona. Dall'osservazione dei dati, è emerso che una condizione di sovrappeso è associata a un rischio di morte inferiore del 6 per cento rispetto al rischio di morte di un individuo di peso normale mentre un obeso ha un rischio complessivo di almeno il 18 per cento in più di una persona di peso normale. I vantaggi riguardano soprattutto chi ha più di 60 anni e le persone che soffrono di malattie croniche. Il motivo non è chiaro: emerge da indagini nel mondo che hanno coinvolto 3 milioni di persone. In conclusione chi ha accumulato qualche chilo di troppo in questo periodo non deve quindi sentirsi in colpa ma nemmeno questo deve essere un alibi per ingrassare ulteriormente.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei diritti” se infatti superare leggermente il peso forma fa bene, l'obesità è invece dannosa e accorcia sensibilmente l'esistenza aumentando drasticamente il rischio di morte. La ricerca non vuole essere un pretesto per ingozzarsi di cibi ipercalorici.

Giovanni D’AGATA

 

La tecnica è stata messa a punto dai ricercatori dell'Accademia cinese delle scienze e pubblicata ieri su Nature Methods. Gli esperimenti sono stati condotti in laboratorio dai ricercatori cinesi guidati da Duanquing Pei che hanno cominciato isolando le cellule dai campioni di urina di tre volontari di 10, 25 e 37 anni. Già in passato altri liquidi biologici erano finiti sotto la lente dei ricercatori a caccia di cellule progenitrici: è il caso del liquido amniotico, presentato come una 'minierà di staminali da uno studio uscito nel 2007 su Nature Biotechnology, che aveva destato qualche perplessità nella comunità scientifica, e da un secondo lavoro pubblicato nel 2009 su Blood. Mentre per i ricercatori cinesi fabbricare cellule nervose partendo dall'urina umana lo consente una nuova tecnica che riprogramma le cellule presenti nell'urina per trasformarle in cellule progenitrici dei neuroni da usare per la ricerca sulle malattie neurodegenerative, come il Parkinson e l'Alzheimer, e per lo sviluppo di nuovi farmaci. Gli scienziati sottolineano come la procedura possa essere facilmente impiegata per generare cellule progenitrici neurali partendo dalle cellule di pazienti colpiti da malattie neurodegenerative come il Parkinson o l'Alzheimer: basterebbe un semplice campione delle loro urine per ottenere in laboratorio delle linee cellulari su cui fare ricerca per indagare i meccanismi alla base delle malattie e per testare l'efficacia di nuovi farmaci.

Con poche mosse si riscrive la 'carta d'identità delle cellule presenti nell'urina, trasformandole da cellule di tipo epiteliale a progenitrici di cellule nervose. In un secondo momento hanno introdotto al loro interno alcuni geni capaci di riprogrammare l'espressione del Dna. Una volta per tutte hanno messo le cellule in coltura con un cocktail di molecole capaci di dare la spinta decisiva alla trasformazione. Dopo pochi giorni le cellule hanno mostrato il loro nuovo volto: si sono infatti trasformate in progenitrici neurali capaci di differenziarsi in neuroni e altre cellule del sistema nervoso chiamate cellule gliali.

I primi risultati ottenuti in provetta sembrano confermare l'efficacia e l'efficienza della tecnica. In attesa di nuove conferme, i ricercatori hanno provato a testare in vivo il potenziale di queste cellule progenitrici, trapiantandole nel cervello di 12 cuccioli di topo. Dopo 4 settimane hanno potuto osservare la formazione di nuove cellule nervose senza l'insorgenza di pericolosi tumori.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l'urina potrebbe così trasformarsi da rifiuto dell'organismo a preziosa risorsa per la ricerca per contrastare malattie neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson.

Giovanni D’AGATA

 

Il Ministero cubano della salute ha confermato una nuova epidemia di colera, la seconda in quattro mesi dopo 130 anni senza la malattia che ha colpito 51 persone a L'Avana. L'anno scorso sono stati ufficialmente confermati a partire dal 3 luglio 417 casi di colera Vibrioe, tra cui tre decessi, nel sud-ovest della città di Manzanillo.

È la prima volta dal XIX secolo che un'epidemia di colera è segnalata nell'isola caraibica.

L'ultimo focolaio è stato individuato il 6 gennaio, dopo l'impennata di casi di diarrea acuta nella capitale cubana, una città di 2,2 milioni di persone. L'Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kouri ha comunicato che l’origine del virus è lo stesso ceppo che ha causato l’epidemia di colera lo scorso anno.

Pesanti piogge e le temperature elevate durante le settimane precedenti hanno probabilmente influenzato l'insorgenza della malattia.

In questa fase non c'è nessuna informazione disponibile circa il ceppo del virus, né l'origine del focolaio.

Secondo il Ministero della salute a Cuba, sono state attuate misure di controllo, inclusi campionamento e chiusura di pozzi privati e pubblici contaminati, il trattamento delle acque reflue, la fornitura di acqua clorurata nei tubi delle zone interessate e nello stesso tempo si  sensibilizza l'opinione pubblica circa l'importanza delle buone pratiche sanitarie e igieniche.

This article appears on FDA's Consumer Updates19 page, which features the latest on all FDA-regulated products.Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei diritti” vi è un potenziale rischio per l'infezione dei cittadini europei che viaggiano a Cuba.

Il colera è un'infezione causata dal batterio Vibrio cholerae dei sierogruppi O1 o O139. Il consumo di cibo e acqua contaminato provoca l’infezione. Dopo un periodo breve di incubazione, meno di cinque giorni, potrebbero sviluppare i sintomi tipici, caratterizzati da diarrea acquosa e vomito.

“A healthy eye with full visual capacities is of no use in a dead body,” he said.                                                                                                                                                                                       

Giovanni D’AGATA

 

Ricercatori basilesi e tedeschi hanno scoperto che l'allontanamento dallo stress induce il miglioramento del riposo oppure grazie al fatto che le persone adeguano il ritmo della giornata al proprio "orologio interno". Gli studiosi Sakari Lemola, dell'Università di Basilea, e David Richter, dell'Istituto tedesco sulla ricerca scientifica, hanno utilizzato dati del Gruppo tedesco di ricerca socioeconomico (SOEP), che dal 1984 ha svolto interviste in 12'000 economie domestiche. In totale, sono state sentite circa 14'200 persone fra i 18 e gli 85 anni.  Secondo la ricerca che Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei diritti”, riporta, anche se la qualità del sonno peggiora con l'avanzare dell'età, al momento del pensionamento questa tendenza viene invertita. Un anno dopo la fine dell'attività lavorativa, la situazione torna però inesorabilmente a degradarsi.

Lo studio è stato pubblicato sulla versione online di "The Journals of Gerontology Series B: Psychological Sciences and Social Sciences".

La ricerca inoltre ha confermato altri studi di questo genere, secondo cui la "soddisfazione del sonno" diminuisce costantemente fra i 18 e i 60 anni. Sintomi come stanchezza diurna, difficoltà ad addormentarsi o svegliarsi troppo presto aumentano continuamente.

Sempre secondo gli scienziati esiste un legame fra la qualità del sonno e la stima del proprio stato di salute: chi si sente sano dorme meglio e vice versa. Un legame effettivo con alcune patologie era già noto. Persone che soffrono di obesità, problemi respiratori, cardiaci o dolori cronici dormono infatti peggio rispetto a quelle sane.

Giovanni D’AGATA

 

I ricercatori dell’Università di Newcastle, in Gran Bretagna hanno isolato una sostanza, chiamata “1,8-cineolo”contenuta nel rosmarino. Il dottor Mark Moss, ricercatore di Biologia presso il Dipartimento del Brain, Performance and Nutrition Research Center della Northumbria University di Newcastle, in Gran Bretagna, sta lavorando ad un progetto che studia più approfonditamente il rosmarino, con lo scopo di estrarre una sostanza per farne un farmaco in grado di far bene all’umore e alla mente. Il rosmarino, pianta comune, ha già una lunga storia nella medicina tradizionale. Il suo olio, estratto dalle sue foglie, si usa da secoli per curare disturbi digestivi o come diuretico o anche come tonico per stare meglio fisicamente. Quindi, non è una pianta sconosciuta o nota solo in cucina e le sue proprietà, sono ben altre e di grande interesse scientifico

L’“1,8-cineolo”contenuto nel rosmarino è presente davvero in grandissima quantità ed entra nel circolo sanguigno respirandolo. Per capire questo, il dottor Mark Moss e la collega Lorraine Oliver hanno fatto annusare l’olio essenziale di rosmarino a venti volontari e poi ne hanno cercato le tracce nel sangue, effettuando un prelievo. Ebbene, non solo le hanno trovate ma hanno pure compreso che più era il tempo di esposizione del volontario all’olio essenziale e più risultava maggiore la concentrazione dell’1,8-cineolo nel suo sangue. Questa sostanza arriva nel sangue grazie alla respirazione. Piccole parti della sostanza entrano nei polmoni e da lì vengono a contatto con il sangue. Una volta entrata in circuito attraverso le vene, arriva anche al cervello ed è a questo punto che l’1,8-cineolo dispiega i suoi benefici effetti. L’1,8-cineolo agendo sui nostri comportamenti da la sensazione di benessere riferito da chi ha potuto annusare l’olio essenziale provando istantaneamente un senso di buonumore e di rilassatezza producendo nel soggetto un effetto antidepressivo. Non potente come quello di un farmaco, ma certo positivo e percepibile. Inoltre l’1,8-cineolo svolge un’azione stimolante nelle zone del cervello deputate al ragionamento logico e razionale”.

A questo punto gli scienziati realizzeranno prodotti che possano migliorare la concentrazione, la memoria e il buonumore di chi li assume con il vantaggio di disporre di un farmaco che contrasta i disturbi da stress o dell’umore. Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” non basta mettersi ad annusare rosmarino dalla mattina alla sera per stare meglio. Anzi, ciò potrebbe produrre un effetto nauseante. Annusare appena, dunque, le foglie di rosmarino, senza per questo attendersi effetti miracolosi, produce un effetto ristoratore. Provare per credere.

Giovanni D’AGATA

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