In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

 

 

  Commento                                       

La protagonista principale  del Mistero dell’Incarnazione,insieme con il Figlio di Dio, è la Vergine Maria, la fanciulla di Nazareth,nel grembo della quale la misericordia di Dio si fa carne.                                         

In lei non solo la misericordia di Dio si fa carne, ma ella stessa nella storia della salvezza  appare  fin dalle origini del mondo  ed è la Madre della Misericordia .                                                                                                      

In quest’anno Giubilare dell’Anno della Misericordia, voluto da papa Francesco,la figura di Maria SS.ma è di grande speranza e di grande consolazione .                                                                                                                             

Sì, lei è la Madre della Misericordia!

Nella storia della salvezza Maria appare come il primo dono della misericordia di Dio all’umanità,la donna  che appare   nell’ Eden sconvolto dalla colpa come la donna che schiaccerà il capo serpente tentatore,l’aurora  di un’alba nuova per l’umanità.                                                                                                               

Maria si offre in essere il grembo della misericordia di Dio .Con il suo “sì” a Dio,diventa la nuova creatura   che offre all’umanità il segreto della salvezza.                                                                                                            

Maria offre ancora la misericordia di Dio come servizio ad Elisabetta e come grazia a Giovanni, il  precursore del Messia. E’ il bozzetto lucano che ci offre il Vangelo di oggi,che descrive l’incontro di due donne di fede, che ispirate dall’Alto, rivelano  la grande bontà e la misericordia di Dio.                          

Ai complimenti rivelatori di Elisabetta, Maria risponde cantando la misericordia di Dio con il canto del Magnificat,in cui esalta Dio misericordioso che ha guardato l’umiltà della sua serva,il Dio che ha operato grandi cose,che non ha deluso le aspettative di Israele,che ha rovesciato i troni dei potenti, impoverendo i sogni dei ricchi, sfamando gli affamati,non venendo meno alle promesse fatte  agli antichi padri.                                                                                                                                              

E mentre canta la misericordia di Dio, Maria si candida ad essere tabernacolo della misericordia di Dio,quel Dio la cui”misericordia è eterna” (Salmo 135). E la Vergine afferma che la misericordia  di Dio non riguarda solo il passato,ma è viva e presente nell’oggi dell’uomo, con la certezza che  essa non verrà mai meno,ma è lei stessa ad abbracciare come un tabernacolo la misericordia di Dio:”D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata!”                                                                                     

In più Maria è l’Icona della misericordia di Dio:lei riceve la misericordia di Dio e la restituisce   a chi a lei si rivolge.                                                                                                                                                                            

Infine Maria è la scala mistica, per la quale la misericordia di Dio scende agli uomini,e per la quale,i risanati dalla misericordia,risalgono al cielo

                Maria offre ad ogni figlio la misericordia come la “carezza di Dio”. 

 

                                                                              

   Commento                                             

Io sono il Signore tuo  Dio, ti tengo per la destra e ti dico:”Non temere ,io ti vengo in aiuto..”                (Is. 41,13).    Un avviso divino  che ci aiuta a non perderci ,mentre  ci aggiriamo oggi in  situazioni cariche di paure e dall’avvenire incerto. Il Signore ci esorta a non fermarci , ad alzare lo sguardo in altro e scoprire che il manto di Dio, come una immensa coperta  ci copre e ci tiene al  sicuro.                           Anzi nella liturgia  di oggi, prima con il Profeta Sofonia e poi con l’Apostolo Paolo,  siamo invitati a “gioire”,perche il Signore ci ha  usato misericordia, revocando la nostra condanna,per ciò l’esortazione ad agire con lui e a non “lasciarci cadere le braccia”.                                                                                                                      Paolo ci assicura della vicinanza del Signore ,e ciò deve  farci rallegrare e gioire,e partecipare agli altri questa gioia  che deve farci sentire al sicuro ,poiché non siamo  più soli, perché il Signore si è messo, nella sua misericordia,a camminare con noi, e a tracciare con noi le linee della nostra storia. Però anche se le braccia non devono cadere, è importante  però che agiscono, operando con il Signore e per l’avvento del suo Regno.

 Il brano di Luca ci presenta  Giovanni il Battista  che sulle rive del Giordano  accoglie i peccatori e battezza con l’acqua e risponde alle domande  di vita che  le varie categorie di persone gli pongono. “Cosa dobbiamo fare?...” Egli sia per i pubblicani, come i per i soldati ha delle risposte che forse  possono essere valide anche per noi, pur traducendole in linguaggio odierno. Nelle risposte Giovanni non chiede l’esorbitante, o la conversione che abbia i canoni della sua vita,ma richiama tutti a porre in atto quella giustizia e il rispetto dell’ esistenza degli altri a secondo il proprio compito       E presenta dinanzi agli occhi di tutti l’ultimo giorno   di Cristo, che “vaglierà “con il “ventilabro” l’agire di ognuno, e pulirà l’aia  della umanità con retto giudizio, senza sconti o attenuanti.

Nel’inizio del brano  Giovanni indica   come gesto di vera conversione  la condivisione con l’altro non solo della tunica o del mantello, ma anche della tavola. Ed è proprio il richiamo alla carità ,alla giustizia vicendevole, alla condivisione, il tema che deve caratterizzare n on solo  la nostra preparazione liturgica  e spirituale al ricordo del Natale del Signore Gesù, ma deve essere anche lo stile di vita  che pone  degli elementi fondanti  al nostro cammino di ricerca della misericordia in questo Anno Santo Giubilare, offrendo misericordia per avere  misericordia. Giustizia e carità: un binomio da mai scindere ,se vogliamo trovarci nella  linea della misericordia di Dio.

 

           La giustizia senza la carità è incompleta,ma la carità senza la giustizia è falsa! (Don MIlani)

                                     Vangelo  Lc 21,25-28,34-36

La vostra liberazione è vicina.
 
Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saran­no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po­tenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nu­be con grande potenza e gloria. 
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risol­levatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'im­provviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Ve­gliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di com­parire davanti al Figlio dell'uomo».

                                

 

                                         Commento di P. Pierluigi  Mirra (Passionista)

La prima Domenica di Avvento apre il cammino al nuovo Anno Liturgico,il quale scandisce nel tempo  il ciclo delle celebrazioni del Mistero di Cristo. Questo tempo, chiamato Avvento, ha come riferimento immediato il Natale di Gesù. Però questa venuta ,oltre a  quella storica,che ricordiamo appunto  con il S. Natale,ci proietta verso l’altra,quella futura, quando Cristo tornerà   per chiedere il rendiconto a tutta l’umanità del suo operato nel tempo,e a dare a ciascuno il premio o la condanna. L’Avvento dunque ricorda  due venute,la prima legata la passato,l’altra proiettata verso il futuro di ogni uomo , al termine della storia. Tra la storica e le futura  si pone il  nostro cammino nel tempo, che noi chiamiamo esistenza,la quale va illuminata dalla prima e misurata  dalla seconda venuta di Cristo.      Nel vivere questo spazio di tempo,più o meno lungo, l’Avvento ci esorta a non distrarci,ma a focalizzare lo sguardo sulla venuta ultima di Gesù,il cui tempo e ora rimane per noi incerto. Ed è Gesù stesso ad avvisarci:”State attenti che i vostri cuori non si appesantiscono in dissipazioni,ubriachezze e affanni della vita”(Lc.21,34),ma “vegliate e  pregate  e perche abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere”(id.21,36). In un tempo  a noi incerto, qualcuno busserà alla  nostra porta,e  se sapremo essere pronti ad aprire subito, per noi ci sarà la salvezza. Non possiamo  distrarci nel farci prendere da  strani messaggi che, in lingue confuse, ci arrivano  da ogni dove, da un mondo che ha messo da parte Dio, e veicola su cardini falsi,offrendo strani progetti che appaiano irragionevoli, perché in essi non vi nessuna ombra di Dio.     E si legge in questa ottica la crisi della società odierna che continua  a fare e vivere l’ esperienza di vuoto di valori,portando spesso alla noia che paralizza,.Vivere questo tempo  di Avvento,non facendoci solo  prendere dal luccichio delle luci e dalla poesia del Natale,che ben vengono se ci arrivano al cuore,ma focalizzando lo sguardo dell’anima nel vivere la vita con serietà,cercando di operare,per portare a Dio,un giorno,qui frutti che saranno tanti bollini validi sul nostro passaporto per la vita eterna.

         Se i tempi sono cattivi,viviamo bene ed essi diventeranno buoni.(S. Agostino)

 

Altri articoli...

INVIA COMUNICATO STAMPA

Per poter pubblicare i tuoi comunicati stampa, corredati da foto,  scrivi un'email a comunicati@primapaginaitaliana.it

 

 

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere costantemente aggiornato sulle notizie più lette della settimana, che riceverai sulla tua mail. E' un servizio assolutamente gratuito.