In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Commento
Lo abbiamo letto tante volte questo capitolo 15 di Luca, che racchiude la Parabola del Figliuol Prodigo. La luce dell’Anno della Misericordia che stiamo vivendo, e la liturgia di questa Domenica che ci avvicina sempre più alla Pasqua, la Parabola assume un qualcosa di particolare, e ci spinge ad entrar in essa, e ritrovarci forse in qualcuno dei personaggi.
Gesù era contestato dai suoi nemici, i quali lo accusavano di sporcasi troppo le mani, frequentando peccatori e peccatrici, non solo accogliendoli ,ma anche mangiando con loro. Gesù,come spesso è suo mondo di reagire, non affronta direttamente la contestazione, ma dribla tutti con questa Parabola. Caratteristici sono i personaggi di essa :un padre, forse vedovo, e due digli,uno di maggiore età, l’altro più piccolo, ma forse ambedue poco gestibili. Ed è proprio dal figlio minore che viene al Padre la richiesta di andare via di casa, ma con nelle tasche la eredità che gli tocca. Sarà che forse al giovane va stretta la vita di casa, o che , o che confonda,lui giovane e inesperto, la libertà con la sete di autonomia, o forse tra padre e figlio c’è crisi di dialogo ? Infine il figlio deciso, parte, arricchendo la sua sete di libertà con la eredità avuta. Lontano dalla casa paterna,gli sembra respirare aria nuovo,e la borsa del danaro lo fa sentire importante nella società in cui ora vive, anche se ora vive la sua vita nel modo più dissoluto. IL danaro soltanto era la sua forza,,ma ora finito il danaro, tocca con mano che la cultura della lontananza porta a volte alla solitudine,e all’oscurarsi di tutti i i valori umani. Quando si tagliano i ponti con le proprie radici,gli altri appaiono tutti nemici, e nessun idolo può esaudire i propri desideri.
IL giovane è solo, e ora più che mai si sente orfano e gli nasce dentro e la nostalgia, più che della casa, del Padre,che ora,lontano da lui, e nella necessità, non gli appare più come un possibile padre-padrone,ma come l’uomo che ha il cuore d’oro. La solitudine, la fame,il rimorso ,lo porta a desiderare di aver un padre accanto. Egli,deciso ora a ritornare, a chiedere perdono, perchè sente che la solitudine del cuore può annientarlo.
L’incontro tra il figlio peccatore e il Padre che è sempre stato in attesa del suo ritorno, diventa una festa,anche se contestata dall’atteggiamento del figlio il quale appare che forse ,al contrario del minore, egli non si é sentito mai o poco figlio,e si crede buono ,solo perché è rimasto a casa. Tutti siamo degli figli che spesso,per vari motivi,cercano di allontanarsi dalla casa paterna,ma siamo anche certi che ,pur allontanandoci dalla casa di Dio, Dio mai ci cancella dal suo cuore,perché lui sa che la nostra vita, senza di lui, è ben misera cosa, se non addirittura un nulla.
Il segreto della nostra fede è accettare che Dio è amore, un Dio che ama il peccatore e gli offre,nel suo cuore, sempre un ‘ancora di salvezza