commento
Una delle virtù che sembra quasi sparita dal lessico del cammino spirituale dell’uomo di oggi, forse è l’umiltà, quella virtù che ci pone nella linea della verità dinanzi a Dio, ai fratelli, a noi stessi. La potremmo definire quasi in via di estinzione, giocando la società di oggi sulla linea del verbo apparire, linea a che spesso vacilla per il vuoto strutturale.
La Parola di Dio di questa Domenica, mentre usciamo ormai dal clima vacanziero ci pone davanti questa virtù, condita dalla pazienza e da tante altre che le fanno ,alcune da supporto ,e, altre ne sono espressione vitale.
Il Libro del Siracide ci offre un quasi-vademecum dell’uomo modello, alla luce di questa virtù, quell’uomo che si sforza nel suo cammino di costante conversione di ascoltare il suggerimento de:” Quanto più sei grande, tanto più fatti umile e troverai grazia dinanzi al Signore….perchè solo ai miti Dio rivela i suoi segreti.” E l’autore del Libro passa poi a descrivere la sorte dei superbi e degli orgogliosi ,i quali vivono legati”alla pianta del male”,e non sono certamente accetti a Dio. E aggiunge che da un cuore umile nasce la generosità, la delicatezza, il rispetto, la modestia, tutte quelle virtù che rendono l’uomo accetto a Dio, ai fratelli nel cammino, e a se stesso.
Gesù nel brano del Vangel0o di Luca, nella parabola degli invitati ad un banchetto e presi dalla fobia di scegliere i primi i posti, pone ancora più esplicitamente il discoro dell’umiltà: sull’ultimo posto scelto che potrebbe diventare il primo, e sul primo che potrebbe, con la vergogna sul volto,diventare ultimo.
Ma cosa significa essere umili?
Scegliere come modelllo di azione Cristo, il quale si è posto come tale, nell’affermare:” Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11,29). E egli ha mostrato che essere umili è abbassarsi e entrare nella linea dell’obbedienza completa al Padre (cfr.Fili.2,6-8),non solo, ma si è posto nella identità di servo dell’umanità(Lc.22-27),e infine lo ha mostra nella sua morte, accettando quella degli infami. E’ porsi ancora nelle linea di condotta ancora di Cristo, mettendo in atto una linea di completa gratuità nell’agire.
La superbia è uno dei vizi capitali che ci rende odiosi dinanzi a Dio, ai fratelli. Perciò per essere grandi non bisogna alzare la misura dei tacchi, o appoggiarsi a chi grande si ritiene, o porre in atto formule di apparenza, ma porsi nella verità, e solo questa posizione sarà il pilastro sul quale potremo fondare e elevare la nostra condotta e la nostra statura spirituale di uomini veri, accetti a Dio e ai fratelli.
L’orgoglioso è condannato a rimanere solo nella vita.
DOMENICA XXII DEL T. O.(28 agosto 2016) - Luca 14,1.7-14 .Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
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