In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
COMMENTO
Il segreto della salvezza eterna è entrare nella volontà di Dio, non solo scrutandola, ma accettandola e vivendola in simbiosi con Dio stesso, con una radicalità di fede senza riserve. Per fare ciò dobbiamo chiedere a Dio quella sapienza del cuore che ci aiuti a “contare i nostri giorni per acquistare un cuore saggio” e generoso. Ciò è non solo importante, ma direi che è la condizione fondamentale per potere costruire con Dio i suoi progetti infiniti.
A volte sentiamo una certa remora ad abbandonarci a Dio, quasi vorremmo condizionare la sua volontà ai nostri voleri, a chiedere di gestire lui con noi i “nostri progetti”. E’ vero che abbiamo formulato il tempo ,l’abbiamo diviso in ieri, oggi, domani, inventandoci l’orologio che conti i nostri passi e i nostri giorni,,ma l’orologio eterno di Dio è senza sfere,e come dice il Salmista dinanzi a lui mille anni sono come un giorno, e che la misura della conta della vita dell’uomo, dinanzi a Dio, non ha tempo, ma tutto si misura e si fissa in proiezione eternità. Ecco perché abbandonarsi a Dio con radicalità di fede, non solo, ma anche con una radicalità di sequela dietro a Colui, che nel quale il Padre ha ricapitolato la salvezza del mondo. E’ importante porsi a seguire Cristo con l’essenziale nella bisaccia del cammino ,tagliando, a volte, anche cose e legami, che sembrano intangibili, e seguendo chi ,davanti a noi porta le croce che l’umanità e il Padre gli hanno posto sulle spalle.
Ma la sequela deve essere vissuta coscientemente. Nel seguire Cristo, costruendo la nostra eternità, dobbiamo porre in atto una certa ingegneria spirituale che ci aiuta a non battere il vento, ma a porre fondamenta sicure e forti che sappiano reggere gli urti delle tempeste nel tempo..
Radicalità dunque di fede nella sequela, radicalità di essenzialità nel porsi in cammino, una coscienza forte di costruire non sul vago, ma sull’essenziale il nostro futuro che si proietta oltre il tempo.
Per fare ed essere tutto ciò, abbiamo bisogno di essere illuminati dalla luce del volto di Dio, che infonde coraggio e ci rasserena nei momenti di stanchezza.
Solo le grandi imprese della fede, ottengono la firma di Dio.
Vangelo di DOMENICA XXIII DEL T. O. ( 4 settembre 2016) . Luca 14,25-33 . Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
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