Il Vangelo della Domenica
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In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: 

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».                      

COMMENTO

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito: chiunque crede il lui ha la vita eterna.”            Possiamo definire queste parole di Gesù la sintesi del suo discorso notturno  con Nicodemo,il quale da buono scriba, pose a Gesù quesiti e dilucidazioni. Gesù proietta lo sguardo  del suo interlocutore oltre i discorsi difficili,offrendogli la sintesi della sua opera redentiva : l’amore di Dio Padre per l’umanità, che  si gioca il Figlio suo in sacrifico per riportarla alla salvezza. E afferma che soltanto chi ha fede in ciò avrà la salvezza eterna.

Una grande affermazione della  misericordia immensa di Dio,il motivo per cui la Liturgia di questa Domenica  invita a “rallegrarci”, perché a noi che eravamo nella tristezza,attraverso la misericordia di Dio, ci è ridonata la gioia. Infatti  l’affermazione della grande misericordia di Dio è il leit-motiv della Parola di Dio di questa Domenica. Dio, ci dice la Prima lettura, pur provando il suo popolo  con l’esilio, non lo abbandona,ma nell’attesa del  ritorna  nella propria terra, gli  manda profeti e consolatori. E per il popolo  nell’esilio il ricordo del Signore è sempre motivo di gioia e fondamento di speranza nuova.

Lo stesso Paolo Apostolo, nel brano di  lettera agli  Efesini,afferma categoricamente che “Dio è ricco di misericordia,e ce lo ha dimostrato per il grande amore,recuperandoci dalla colpa,e facendoci rivivere nella gioia in Cristo”. La stessa nostra salvezza, continua paolo, non è frutto dei nostri meriti,ma un dono di Dio,il quale ci ha salvati perché  camminassimo per la via delle opere buone.

Giovanni ci descrive nel brano, in parte ,il colloquio di Gesù con Nicodemo,il quale   vive nel compromesso(per paura o per  strana dignità?),al quale Gesù svela tutto il piano della salvezza di Dio Padre operante in lui,e tutto ciò perché il mondo,pur camminando nel peccato, non venga condannato,ma salvato per mezzo del Figlio di  Dio. Anche se la luce è venuta e molti non l’hanno accolta,Dio non si è arreso all’insavia degli uomini,e a coloro che non odiando la luce e usciti dalle tenebre hanno incontrato Cristo,ha offerta il dono di essere innestati nel Figlio,,ottenendo la salvezza.                                                                                                         

Come uscirà Nicodemo dal colloquio notturno con Gesù?                                                                                                             

Lo toccheremo con mano sotto la Croce,sul Calvario, quando prenderà tra le braccia il corpo inerte di Cristo, deponendolo dalla Croce,e comprenderà la verità tutta intera,e di questa verità egli si farà discepolo e testimone.

 

Il credente deve operare nella verità, rafforzando la sua fragilità  con la fiducia nella misericordia di Dio.

Commento di P. Pierluigi Mirra passionista

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