Un eclanese vittima degli Usa. In questi ultimi giorni in cui si parla di spionaggio o semplicemente di indagini particolari da parte degli States, riprende quota il caso di Joe Lo Pilato, italoamericano di Mirabella Eclano, vittima di un furto di identità.
Lo scrittore e blogger, venti anni fa con il suo pc, nel tentativo di ricavare la sua posizione contributiva, non solo scopre di aver un ononimo, ma comprende che il suo social security, documento che in America vale più di un codice fiscale o di una carta di identità nostrana, era stato utilizzato da un ignoto altro, che per anni aveva utilizzato tale codice per effettuare prelievi, pagare il casello dell’autostrada o effettuare qualsiasi operazione che richiedesse un tale riconoscimento. Da quel momento, la vita di Joe prese un'altra piega: il sogno americano che prima rappresentava speranza e futuro diventò motivo d’angoscia e sconforto. La vicenda del personaggio eclanese, però, è soltanto un pezzo di un puzzle più vasto ed articolato: tanti sono gli italoamericani che a causa di errori o ritardi da parte del gigante a stelle e strisce vivono il continente oltreoceano non come un sogno, ma come un’angoscia o un peso nella loro quotidianità. Ecco perché il caso di spionaggio, trattato dai prinicipali organi di informazione mondiale, non riguarda soltanto i premier, i diplomatici o i grandi della terra, ma può toccare anche persone normali che arrivano alla fine del mese, ricordando tempi felici ormai passati.
Joe Lo Pilato, allora, ha deciso di lanciare un appello al Ministero degli Esteri affinchè si faccia giustizia. «E’ necessario che il Governo italiano e le isituzioni preposte facciano sentire la loro voce. Tanti sono gli italoamericani che a causa di situazioni simili non vivono più giorni felici». Il 21 febbraio ci sarà la seconda udienza presso il giudice di pace di Mirabella Eclano per stabilire l’esito di un caso certamente lungo e complesso. L’estroverso eclanese, infatti, sfida gli Usa e cita il presidente Barack Obama, chiedendo un maxi risarcimento: cento milioni di euro. «Non voglio denaro – sottolinea Lo Pilato, ma giustizia per tutti coloro che vivono il mio stesso disagio. I soldi di un eventuale risarcimento li donerò interamente in beneficenza». Una cosa è certa, la battaglia di Joe non si fermerà nella Valle del Calore, ma continuerà anche nei palazzi romani della giustzia. «Farò sentire la mia voce, fin quando la politica e le istituzioni non interverranno su questioni sempre più frequenti, che anche se in silenzio o in punta di piedi, cambiano la vita delle persone. A questo punto non posso far altro che dire ai miei compaesani: te la do io l’America». Joe così non solo apre il suo diario-romanzo in cui racconta le peripezie, causate dal furto d’identità, ma vuole portare agli occhi dell’opinione pubblica e delle istituzioni che ci rappresentano, un errore frequente, che a causa di un sistema e di una burocrazia non del tutto perfetti, finiscono col danneggiare decine e decine di cittadini italiani, che chiedono soltanto tranquillità o di poter rivivere un sogno chiamato Usa.