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di Nando Cimino

Chi è Nando Dicè e come nasce 'Insorgenza civile'?

Nando Dicè è un militante, che è consapevole della dittatura bancaria che opprime la sua vita e il suo popolo e che è consapevole che la globalizzazione è uno strumento di controllo dei popoli. L'amore per la mia terra e la convinzione che l'identità è il "nemico principe" della globalizzazione mi ha condotto anzitutto prima ad interrogarmi su cosa sia stato il Risorgimento: null'altro che un modello tutt'ora in corso di espansione del modello culturale e statale funzionale in tutto e per tutto a chi deteneva e tutt'oggi detiene il potere economico. Da questa consapevolezza antisistemica e identitaria nasce poi Insorgenza, come forma autorganizzata, mirata alla creazione di una nuova classe dirigente meridionale, per ribaltare la concezione mercantile della vita che vede l'uomo al servizio dell'Economia e non il giusto contrario. E per arrivare alla risoluzione definitiva della questione meridionale, senza il dogma intoccabile dell'Unita' statale, nato col risorgimento.
 
Movimento cultural-politico o partito?
Movimento, anche perché non facciamo delle tornate elettorali lo scopo della nostra esistenza. Culturale nella misura in cui è inscindibile l'azione politica da quella culturale. Politico perchè pone al centro delle sue attività e finalità l'interesse della propria comunità. Quanto al definirci partito, siamo consapevoli di essere oggi solo una "parte" del nostro popolo. E poi ci siamo dotati di regole statutarie proprie di un partito.
 
Quali battaglie fino ad oggi?
Tante, tantissime, ricordiamo solo quelle vincenti: dalla battaglia per scongiurare la chiusura di Villa Betania a Portici contro la chiusura, all'acquisizione del nostro dossier nelle indagini sull'Americans Cup da parte delle autorità inquirenti. E poi la riqualificazione di Piazza principe Umberto, le scuse del Gambero Rosso sulla ‘pizza veneta’, l'aver avviato la battaglia a Torino, e sottolineo Torino, contro il museo Lombroso, l'aver avviato la protesta contro il razzismo della Rai, il registro dei Tumori in Campania, vittoria poi ‘rapinata’ dal governo Monti. Fra quelle in corso, da sempre, non posso non citare la lotta contro la Tangenziale di Napoli, l'unica tangenziale a pagamento ad asse urbano d'Europa, la lotta alle Trivellazioni sulla Caldera del Campi Flegrei e l'opposizione alla giunta De Magistris che come abbiamo denunciato dal primo giorno, ed oggi lo scandalo IDV ci da ragione, per noi insorgenti non è altro che partitocrazia ripulita e riproposta.
Ma voglio ricordare con orgoglio che fra le lotte che Insorgenza ha avviato con vigore e passione c'è quella più importante: quella di ridare orgoglio di appartenenza al nostro popolo e in molti casi aver sconfitto la rassegnazione in cui il sistema Italia aveva indotto il popolo Napoletano.
 
Come risponde la gente alle attività di Insorgenza?
Sempre con più condivisione, anche se il nuovo modello ideale da noi proposto e la nostra necessità di estraniarsi dalla partitocrazia rende complicata la piena comprensione di quello che vogliamo rappresentare. Per noi, però, non c'è altra strada se non si vuole cadere nella trappola delle consuete ‘onde mediatiche’ (I girotondini, la rete, il popolo viola, le rivoluzioni arancioni, tutte false speranze di riformare il sistema che alla fine lasciano solo ulteriori macerie e depressioni) o nelle ‘ideologie alla moda’ che si ripetono ciclicamente; i Verdi, il net, la libertà virtuale e via dicendo. C'è tanto da fare, se si vuole rappresentare un nuovo sistema identitario e non solo avere delle affermazioni elettoralistiche.
 
Siete legati ad altri movimenti meridionalisti?
Non esistono Movimenti politici meridionalisti, esistono associazioni culturali o partiti di spirazione meridionalista, ma la militanza non sporadica e non isolata e rappresentata soltanto dal leader di turno, ma funzionale ad un fine è totalmente assente oggi dal panorama politico. I Danni del Berlusconismo, che da 25 anni fa concepire la politica solo come ‘teatralità’, ha fatto dimenticare che l'Arte della Politica non può essere improvvisata sotto elezioni. Con le associazioni Culturali meridionaliste abbiamo con tutte un ottimo rapporto, soprattutto con i ‘Comitati delle Due Sicilie’ ed il suo presidente Fiore Marro. Nel merito delle aggregazioni meridionaliste Insorgenza è fra i soggetti che hanno proposto una Confederazione con Italia Prima e Movimento Meridionale, ma anche in questo caso la mentalità dei tempi fa confondere il modello aggregativo confederato con quello federativo, che sono cose ben diverse in forma e sostanza. Inoltre il nostro ambito di azione, come movimento identitario ed antisistemico, va oltre i puri riferimenti al meridionalismo: abbiamo ottimi rapporti con i ‘Forconi’ di Mariano Ferro, con il movimento ‘Front Furlan’ e con tutti i movimenti identitari.
 
Può il Sud risorgere e attraverso quale strategia?
Una sola strategia: fare da soli, riconquistando il più possibile la propria sovranità in tutto.
 
Macroregione: utopia o realtà?
E' l'unica via istituzionale praticamente percorribile per la riconquista della sovranità, ma soprattutto per far acquisire alla classe dirigente la conoscenza pratica di come la parola indipendenza o sovranità si possa esercitare nella pratica politica. Tutti parlano di autodeterminazione, ma uno schiavo che mai ha conosciuto la responsabilità di autogovernarsi che si renda in un qualche modo ‘libero e sovrano’, non è detto che sappia poi trasformare quella sua libertà in una forma statale e/o politica che gli possa garantire la sopravvivenza. La storia è piena di esempi in cui la schiavitù parziale più che un obbligo imposto dal ‘padrone’ è una richiesta dello schiavo. Gran parte del modello feudale si basa su questa consapevolezza.
 
Compra Sud, una battaglia comune. Quali prospettive per 'Insorgenza Civile’?
Per ora una realizzazione concreta di autoconsumo e di rete di vendita, anch'esso embrione di una riappropriazione della grande distribuzione. Oggi il sud non ha una rete di distribuzione, se un giorno vogliamo averla, ed averla alla nostra maniera, mentre combattiamo quella delle multinazionali, incominciamo a costruirne una alternativa. Una grande ambizione? Non solo, sopratutto un altro passo verso la realizzazione concreta delle cose.
 

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