Anche il nostro “sì” a Dio aiuterà il mondo a recuperare se stesso
Vangelo della SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO (Luca 23,35-43) - Commento di P. Pierluigi Mirra Passionista
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Parola del Signore
Commento
Oggi si chiude l’Anno Liturgico ,e insieme , il Giubileo della Misericordia. La Solennità di Cristo Re riepiloga in sè il cammino annuale fatto con Cristo nel vivere la Parola di Dio, nostro cibo per un anno, e trovare in lui il riferimento del nostro essere cristiani. Davanti a Cristo Re ci inchiniamo riverenti ,salutandolo e proclamandolo Re , non seduto su un trono regale ,ma appeso all’albero della Croce, trono con quale si è conquistata l’umanità di sempre, trono dal quale tende le sue mani , e apre il suo cuore a tutti i suoi “sudditi”. E’ la Croce il luogo della manifestazione della regalità di Cristo, Croce che per lui diventa pulpito e trono. Pilato ,scrivendo la targa da apporre sul legno, INRI, non ha fatto altro che affermare la dignità senza tempo di colui che egli vi ha crocifisso.
Un regno però il suo, che non è di questo mondo. Infatti durante l’interrogatorio, alla domanda fattagli dal procuratore circa la sua regalità, Gesù afferma di essere re, ma il suo” regno non è di questo mondo” (Gv18,36). E da quel trono egli detta un testamento che riassume un grande discorso regale. Agli insulti e alla provocazioni dei suoi concittadini ,che pretendono di averlo ridotto al silenzio, egli risponde con delle parole che si stagliano nella storia dei suoi discepoli e diventano pietre focali che riscalderanno per sempre il loro cuore.
Un re condannato ingiustamente che non solo perdona i suoi uccisori, ma chiede scusa al Padre per loro. Un re che ,dopo aver regalato tutto se stesso ai suoi, dona loro anche sua Madre. Un re che tende la mano ad un condannato come lui, che riconosce la sua innocenza e la sua identità ,e gli promette di condividere con lui il suo regno. Un re che grida al cielo la sua sofferenza, ma che poi si trova ad accettare ogni cosa per portare a fine la missione che gli è stata affidata.
La Croce dunque il patibolo, il trono, ma anche segno della vittoria di Cristo!
Proprio nell’umiliazione più profonda, Cristo mostra la sua identità ,e dopo un’apparente sconfitta, egli ,proprio sulla croce, proclama e realizza la sua vittoria. Un re che si dichiara ”servo”, che è “venuto a servire” quelli che gli appartengono ,e non disdegna nessuno. Egli si china sulla sofferenza, sulla morte, e la sua mano è tesa specialmente agli ultimi e agli emarginati. Un re che non crea distanza tra lui e i suoi sudditi, ma si pone a camminare in mezzo a loro, e lascia loro in eredità, come caratteristica del suo regno di sempre, lo slogan:”Amare e servire”.
Regna la pace, dove
Vangelo della SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO- Luca 23,35-43 - Commento di P. Pierluigi Mirra Passionista
Oggi si chiude l’Anno Liturgico ,e insieme , il Giubileo della Misericordia. La Solennità di Cristo Re riepiloga in sè il cammino annuale fatto con Cristo nel vivere la Parola di Dio, nostro cibo per un anno, e trovare in lui il riferimento del nostro essere cristiani. Davanti a Cristo Re ci inchiniamo riverenti ,salutandolo e proclamandolo Re , non seduto su un trono regale ,ma appeso all’albero della Croce, trono con quale si è conquistata l’umanità di sempre, trono dal quale tende le sue mani , e apre il suo cuore a tutti i suoi “sudditi”. E’ la Croce il luogo della manifestazione della regalità di Cristo, Croce che per lui diventa pulpito e trono. Pilato ,scrivendo la targa da apporre sul legno, INRI, non ha fatto altro che affermare la dignità senza tempo di colui che egli vi ha crocifisso.
Un regno però il suo, che non è di questo mondo. Infatti durante l’interrogatorio, alla domanda fattagli dal procuratore circa la sua regalità, Gesù afferma di essere re, ma il suo” regno non è di questo mondo” (Gv18,36). E da quel trono egli detta un testamento che riassume un grande discorso regale. Agli insulti e alla provocazioni dei suoi concittadini ,che pretendono di averlo ridotto al silenzio, egli risponde con delle parole che si stagliano nella storia dei suoi discepoli e diventano pietre focali che riscalderanno per sempre il loro cuore.
Un re condannato ingiustamente che non solo perdona i suoi uccisori, ma chiede scusa al Padre per loro. Un re che ,dopo aver regalato tutto se stesso ai suoi, dona loro anche sua Madre. Un re che tende la mano ad un condannato come lui, che riconosce la sua innocenza e la sua identità ,e gli promette di condividere con lui il suo regno. Un re che grida al cielo la sua sofferenza, ma che poi si trova ad accettare ogni cosa per portare a fine la missione che gli è stata affidata.
La Croce dunque il patibolo, il trono, ma anche segno della vittoria di Cristo!
Proprio nell’umiliazione più profonda, Cristo mostra la sua identità ,e dopo un’apparente sconfitta, egli ,proprio sulla croce, proclama e realizza la sua vittoria. Un re che si dichiara ”servo”, che è “venuto a servire” quelli che gli appartengono ,e non disdegna nessuno. Egli si china sulla sofferenza, sulla morte, e la sua mano è tesa specialmente agli ultimi e agli emarginati. Un re che non crea distanza tra lui e i suoi sudditi, ma si pone a camminare in mezzo a loro, e lascia loro in eredità, come caratteristica del suo regno di sempre, lo slogan:”Amare e servire”.
Regna la pace, dove regna il Signore.
COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA XXXII del T. O. (6 novembre)
Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata
VANGELO DELLA DOMENICA I DI AVVENTO
Andremo con gioia incontro al Signore!
Vangelo di DOMENICA XXXIII DEL T. O. (13 novembre 2016) -Luca 21,5-19 - Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
COMMENTO
L’Anno Liturgico volge alla fine, e la Parola di Dio insiste sempre più sulle ultime realtà che accompagneranno la fine dell’avventura del mondo e del tempo . Il Profeta Malachia, nella I Lettura è categorico nell’avvertirci che “sta per venire il giorno rovente come un forno”. E distingue il Profeta i superbi che dalla giustizia di Dio saranno trattati come “paglia”, e quelli che avranno avuto timore del Signore per i quali sorgerà come benefico il sole.,perchè il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Nel brano della II lettera ai Tessalonicesi ,Paolo esorta gli abitanti di quella Comunità a guardare in fondo alla scena del mondo,ma non per arrivarci con le mani vuote ,ma con l’essere all’opera e al lavoro, perchè nessuno ha il diritto di mangiare alle spalle degli altri, e chi non lavora non ha neppure il diritto di sedere a tavola. Nelle ansie e nelle fatiche del percorso nel tempo, siamo chiamati ad alzare lo sguardo oltre le situazioni esistenziali, e a sentire la forza della liberazione che si avvicina. Certamente ci saranno segni di avvertimento ,che ci daranno il tempo e ci suggeriranno di prepararci al momento della fine
Il tempo, dove, il come?....
Beh ,tutto ciò ha la risposta dell’incertezza ….Una situazione perciò che ci esorta a non perderci in chiacchiere nel tempo che abbiamo tra le mani, ma a trafficare ogni cosa con impegno e responsabilità, sapendo che il tempo che abbiamo non è molto, e il rimandare prese di posizioni di sicurezza, potrebbe farci poi imbattere nella sorpresa.
La perseveranza nel bene ci aiuterà certamente a salvare la nostra anima!
Allora perseveranza nel bene ,unire fiducia nella Provvidenza di Dio, che ci regala tempi e momenti da vivere alla luce dell’insegnamento di Cristo, con un cammino proficuo e fecondo ,operando con la carità nella verità. Solo così agendo e camminando , diamo una mano a Dio che vuole aiutarci a salvare le nostre anime
Per costruire il futuro , bisogna vivere bene il presente.
COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA XXXI DEL T. O.(30 ottobre)
Dove entra Dio, entra la gioia e la salvezza