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Con lo stesso arco gli antichi si procuravano il cibo e la musica? 

Fu l'arma a suggerire lo strumento o viceversa?

Quando si parla di arco musicale gli studiosi non sono concordi. Ma piace pensare che il violino, quel meraviglioso piccolo strumento che Stradivari portò a perfezione somma, abbia come antenato plurimillenario l’arco del cacciatore. E vogliamo immaginario, questo cacciatore dell'antichità, in uno dei suoi giorni felici  per la preda copiosa, mentre, finalmente sazio di cibo, gioca con l’arma amica  e scopre che può ricavarne dei suoni  dilettevoli. Se abbia ragione Curt Sachs che nega il legame fra l`arco del cacciatore e l’arco musicale, o altri  studiosi come Tintori che invece lo  ammettono, non si saprà mai, sebbene  sia da rilevare che ancora oggi i Boscimani utilizzano il medesimo arco per  i due scopi. È però quasi certo che  dall’arco musicale, il più semplice tra  gli strumenti a corda, sono derivati  tutti gli altri. Tra questi, appunto, il raffinato violino, frutto di lenti mutamenti ed anche  di un confluire di strumenti diversi,  come la fidula medioevale, la chrotta,  la ribeca, la lira da braccio e altri  ancora. Del violino sembra infatti che si possa escludere un vero e proprio inventore. Il primo libro che lo cita in  modo circostanziato apparve in Francia nel 1556 (Epitome musical di Philibert Jambe de Fer) e descrive un violino “da braccia”, senza tastatura, con  quattro corde accordate per quinte da  Sol a Mi. Uno strumento che era allora di uso popolare, per il ballo e per i passatempi campestri (forse perché facilmente portatile), in contrapposizione alla viola da gamba col manico ”tastato”, strumento "da gentiluomini”, adatto al far musica nei palazzi.  La forma del violino, stabilita tra la metà del ”500 le il '600 e lievemente modificata alla line del 700 quando,  per ottenere maggiore brillantezza e  potenza di suono, il ponticello venne  reso più alto e arcuato, non è mutata  fino a oggi. Il violino ha un manico di acero che termina con un riccio decorativo; sul manico, un cavigliere e 4  piroli (di solito d’ebano) per tendere le  corde, il capotasto che tiene le corde sollevate leggermente e la tastiera d'ebano. Le corde, di budello animale o di metallo, sono quattro, accordate sulle quinte (Sol, Re, La, Mi). Sfregate dall'archetto, le corde trasmettono le loro vibrazioni al ponticello (di  acero traforato) sul quale sono tese;  questo a sua volta le trasmette alla  tavola armonica, una superficie convessa di abete, e la tavola, tramite un  piccolo cilindro d'abete detto ”aniima”, al fondo bombato (di solito di  acero). Le vibrazioni vengono dotate  di timbro. e amplificate dalla cassa  armonica, poi l’aria esce dalle due "effe” (fori a forma di effe posti ai lati del  ponticello). Dietro di esso si trova la cordiera (d`ebano) cui le corde si allacciano, fissata a sua volta a un "bottone”. Le fasce d'acero congiungono il coperchio al fondo. Sotto la tavola armonica, per rinforzarla e equilibrarne le vibrazioni, si incolla una sottile  striscia di legno d’abete, la "catena".  L’archetto è formato da un’asticciola  di legno e da un fascio di crini di  cavallo cosparsi di pece; nella forma in  uso oggi, sviluppata tra la line del 700  e l’800, la bacchetta è incurvata verso  l`interno. Della famiglia degli archi cui appartiene il violino fanno parte anche la viola e il violoncello (che sono identici al violino, se non per le misure e  minimi dettagli), e il contrabbasso, di struttura un pò diversa e intonato sulle quarte.  Lo sviluppo del violino è legato al passaggio dalla musica polifonica alla musica  strumentale. Dal complesso vocale a quattro voci si passa al complesso per quattro  viole: le voci gravi affidate alle viole più  grandi appoggiate a terra, le più acute alle  viole da braccio. Dalle voci si poteva passare anche ad altri strumenti; infatti sulle  musiche cinquecentesche capita di vedere  annotato «per cantare e sonar con ogni  sorta di stromentí».  Di questi "strumenti", il violino, ossia la più piccola delle viole, era tra i preferiti,  poiché presentava flessibilità, cantabilità e  capacità di rendere le sfumature dinamiche;  aveva inoltre un timbro che poteva essere  dolce o penetrante, scintillante o carezzevole. E curioso che in Francia e in Inghilterra,  invece, il violino abbia trovato difficoltà ad  affermarsi. In Francia veniva considerato "non nobile” a paragone con la viola, e in un testo del 1682 è definito «quelque peu  tapageur», un po' chiassoso. Il Sachs sostiene che «è significativo che l’Inghilterra e la  Francia, i due paesi che più si opposero  all’introduzione del violino, furono pure gli  ultimi ad accettare l`opera in musica», poiché, a suo parere, fu proprio «la nuova  tendenza verso la musica drammatica e  soggiogante» a far preferire «i forti accenti  e i contrasti dinamici del violino».       

del maestro Nicola Russano

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