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Spesso il compito. del direttore di orchestra è pco o male compreso dagli  spettatori. E’ chiaro, però, che ci sono formazioni strumentali e vocali che per  l’esiguo numero dei componenti, possono  esibirsi senza l’ausilio del  direttore.  Questa considerazione offre la prima  chiave di lettura sulla presenza del direttore di ensemble più o meno numerosi. Se non  ci fosse nessuno che segnasse il tempo, i musicisti  non suonerebbero con la  coesione necessaria. L’attacco non sarebbe  esatto e potrebbe addirittura divenire  caotico. Ecco, quindi il primo degli  elementi che compongono la funzione del  direttore; il maestro, con la sua gestualità,  coordina a tempo il suono dei vari musicisti.  Di fatto, esistono direttori che non vanno oltre questo impegno. Una seconda caratteristica, anch’essa di dominio pubblico, e che il direttore è solito chiedere, con gesti inequivocabili, risultati espressivi dai propri musicisti. Il maestro utilizza la mimica facciale, smorfie, espressioni allegre o di tristezza,  accigliate o esaltanti. Talvolta si agita visibilmente e  suo gesto è ampio o  brusco; altre volte si muove appena, come  chiedendo moderazione e silenzio. Anche questo fa parte del compito di un direttore:  non soltanto ottenere che si faccia musica, anche che il suono commuova, ecciti e  comunichi sensazioni. Accertato che il direttore d’orchestra, comunemente inteso,  è un prodotto del Romanticismo, questo  aspetto della sua attività è quello di maggiore tradizione storica e corrisponde  alla musica  contemplata nella maggior  parte dei concerti del nostro tempo. A  questo scopo il direttore ricorre a una serie di gesti: spesso coinvolge il corpo  nel  movimento, o spicca salti o cambia posizione sul podio, rivolgendosi ora a una sezione dell’orchestra, ora ad un’altra. Il direttore ideale dovrebbe utilizzare la mano destra con cui generalmente regge  la bacchetta, per segnare il tempo e assicurare la metrica dell'opera,. e avvalersi  essenzialmente della mano sinistra e del  viso per dare indicazioni espressive, tutto  ciò con la  massima economia gestuale. L’atteggiamento eccessivamente ampolloso   solitamente produce risultati altrettanto eccessivi e inoltre impedisce che, giunti i momenti culminanti della composizione, si  possa aumentare la loro ampiezza, già esagerata. I validi direttori generalmente sfruttano anche i gesti della mano destra che ha il compito di segnare il tempo, indicare sfumature d’espressione. Ma la direzione d'orchestra è molto più di  questo: per comprenderla meglio bisogna  porsi su un piano superiore che non è più  tecnico ma ideale; raramente  si assiste a   un'autentica direzione che è prerogativa  di alcuni privilegiati maestri e del loro  pubblico. La musica è scritta nella partitura della composizione che  comprende le parti di ciascuno  degli strumenti   creando l’effetto d’insieme. Il  primo compito del maestro di fronte alla  partitura è quello di scoprire questo effetto d’insieme fino a immaginario perfettamente, fino a giungere ad ascoltare  mentalmente l’opera senza l’ausilio degli strumenti e oltre a ciò, nel modo più aderente possibile. Hermann Scherchen, grande maestro e pedagogo, chiamava  questo procedimento “ l’ascolto ideale della partitura. Una volta ottenuta questa immagine ideale, si  tratta  di far si  che il lavoro dell’orchestra produca un risultato sonoro il più rispondente possibile a quello che il direttore ha creato mentalmente. Entra a  questo punto in  gioco il “mestiere”, la  tecnica della direzione. Se ciascuno strumento è dotate di una tecnica di esecuzione, l’orchestra può essere considerata a sua volta uno strumento; il  direttore la suona e a questo scopo è necessaria una tecnica adeguata. Così come esistono direttori intuitivi, con specifiche attitudini innate, autodidatti nella direzione, che si sono creati la propria tecnica, così ci sono altri direttori  che hanno appreso questa tecnica in modo  scolastico, ma non riescono a utilizzarla pienamente   per mancanza di  predisposizione naturale. Sono direttori  d'ufficio, incapaci di raggiungere l'immagine mentale ideale. I primi al  contrario la possiedono, ma non riescono  a trasmetterla all'orchestra perché produca  un'equivalente sonorità reale. L'autentico  direttore d'orchestra fonde entrambe le  componenti. Nel momento in cui ha  raggiunto l'ascolto ideale interiore, lo  proietta sull'orchestra mediante un insieme  di gesti comprensibili, una mimica totale  la cui espressività è in realtà slegata dall'atto  della direzione. E tutto ciò sfruttando una forza personale indipendente   da qualsiasi tecnica e da qualunque  intuizione innata, che facilita, permette  e rende fluida la comunicazione.  Questo compito  deve essere svolto senza  uscire dall’ambito musicale, senza   incursioni letterarie ingannevoli. Quando  si ascolta o si legge che dirigere “esige  forze di esorcismo” o simili espressioni,  non resta che diffidare. Nella musica  è presente un aspetto, la direzione,  .che esige  tecnica  e forza interiore. Doti queste che   permettono di passare dai segni della  partitura alla creazione-riproduzione  dell'immagine sonora, nata nella mente   del compositore e nella sua  concezione globale dell'opera.       

del maestro Nicola Russano

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