Spesso ci si chiede se era vera la sua leggendaria facilità di scrittura. Ebbene Rossini aveva una doppia facilità. La prima è che i motivi gli si presentavano spontaneamente all’ orecchio interno, sicché non doveva mai controllarli al pianoforte come invece avrebbero fatto tanti altri compositori, in più componeva dovunque, anche a letto. Anzi una volta mentre Rossini era appunto intento a scrivere musica, un foglio gli cadde di mano e scivolò sotto il letto. Piuttosto che alzarsi a cercarlo, preferì ricominciare da capo su un nuovo foglio. Quando più tardi un amico sopravvenuto gli porse finalmente il foglio caduto, Rossini, ridendo, gli fece notare che aveva scritto una musica tutta diversa. “Vuol dire" commentò “ che la musica scritta prima la terrò da parte per un`altra occasione". La seconda facilità era il tempo, la rapidità di scrittura. Uno dei suoi capolavori, “IL BARBIERE DI SIVIGLIA”, vale a dire centinaia e centinaia di pagine di partitura, venne composto a una velocità vertiginosa. Possiamo dire con certezza che venne composto in un tempo di sicuro inferiore ai 20 giorni. E si tratta di musica assoluta, una delle più grandi gioie musicali che siano mai state scritte, che contiene anche audacie interne alla scrittura che soltanto una mostruosa musicalità naturale riesce a spiegare. Eppure, Il Barbiere di Siviglia ebbe un esito disastroso, alla prima rappresentazione. Fu uno dei fiaschi più clamorosi di tutta la storia del teatro in musica. E ciò si spiega sia con la presenza in teatro di un partito contrario a Rossini e legato invece a Paisiello il cui Barbiere, all`epoca in cui Rossini andò in scena, teneva ancora il cartellone, sia col fatto che quella prima recita venne funestata da una serie d`incidenti catastrofici. Un gatto attraversò intera la scena, qualcuno cadde e si fece male, e come se non bastasse l'autore aveva permesso al tenore spagnolo Garcia, un vero divo, di cantare delle melodie spagnole accompagnandosi lui stesso con la chitarra. Erano consueti questi interventi dei cantanti in proprio, anzi erano all`ordine del giorno. E proprio dopo questo avvenimento Rossini comincia a scrivere tutto quello che i cantanti dovevano cantare per impedire loro di improvvisare.
Egli era nato a Pesaro il 29 febbraio 1792. Suo padre Giuseppe, detto Vivazza, occupava a Pesaro il posto di pubblico tubatore, cioè suonatore di tromba e, insieme, di ispettore ai macelli. La famiglia, modesta, era originaria di Lugo di Romagna e, si diceva, di origini nobili. Si avviò alla musica dapprima irregolarmente, poi, per sua e nostra fortuna, a Bologna con un didatta rinomato, padre Mattei, il quale gli impartì nozioni abbastanza approfondite e aggiornate e comunque tali da includere anche il sinfonismo tedesco del secondo Settecento. Oltre che con padre Mattei studiò con un tenore e questo fu importante perché gli permise d`impadronirsi subìto della tecnica vocale. Fu un giovane prodigio. Il suo debutto come operista avvenne nel 1810, all'età di 18 anni con “LA CAMBIALE DI MATRIMONIO”. Ma aveva già scritto musica poco più che decenne. Tra le altre cose “ SEI SONATE PER ARCHI” che vengono eseguite ancora oggi. Sulla partitura originale Rossini aveva annotato: “Opera di sei sonate composte dal signor Gioacchino Rossini di età di anni 12 in Ravenna l`anno 1804”. Più tardi a proposito di quelle sonate scrisse: “Sei sonate orrende da me composte alla villeggiatura presso Ravenna a casa del mio amico e mecenate Agostino Triossi, all`età più infantile non avendo preso neppure una lezione di accompagnamento. Il tutto composto e copiato in tre giorni ed eseguito cagnescamente dal Triossi al contrabasso, Morini, il di lui cugino, primo violino, dal fratello di questo, violoncello, ed io secondo violino che ero, per dire il vero, il meno cane". Si tratta ovviamente di composizioni molto acerbe, tuttavia un elemento tipicamente rossiniano è già presente: il ritmo. La musica di Rossini ha nel ritmo uno dei suoi elementi caratterizzanti e di tale forza da fargli dire, in età matura, che "tutta l`espressione musicale sta nel ritmo, nel ritmo tutta la potenza della musica. I suoni non servono all'espressione se non come elementi di cui il ritmo si compone. A vent'anni già scrive "opere buffe" e "opere serie" per vari teatri italiani, mostrando sorprendente freschezza e vitalità. A quel tempo la suddivisione fra questi due generi era molto rigida: l'Opera seria consiste sempre in tre atti (con molte arie) che escludono le scene allegre e divertenti mentre, com'è intuibile, l'Opera buffa è in buona sostanza una commedia musicale, divertente e spesso basata sulla "Commedia dell'arte".
Dopo il successo di "TANCREDI" e de "L'ITALIANA IN ALGERI" comincia un'ascesa inarrestabile. Diviene popolarissimo grazie all'irresistibile vivacità dei suoi ritmi, alla bellezza delle melodie e all'irrefrenabile vena e vigore teatrale che circolano nelle sue composizioni. Dal 1816 al 1822 Barbaja, potente e accorto impresario del Teatro San Carlo di Napoli, lo scrittura per infondere nuovo vigore al mondo operistico napoletano in declino. Disponendo di un teatro tutto suo, di una buona orchestra e di grandi cantanti, Rossini matura come drammaturgo e amplia i propri mezzi musicali che culminano con l'opera "SEMIRAMIDE", l'ultima del suo periodo italiano. A Napoli Rossini pone le basi della sua fortuna finanziaria e sposa la contralto spagnola Colbran che, con il suo grande talento vocale, contribuisce al successo delle sue opere. Dopo un soggiorno a Vienna e Londra, dove vengono allestiti due festival delle sue opere, nel 1824 Rossini si reca a Parigi come direttore del Théâtre Italien. Qui fa rappresentare le sue opere migliori revisionandole per adattarle ai gusti della società parigina, scrive la sua ultima opera buffa “LE COMTE ORY“ e poi con il “GUGLIELMO TELL” affronta un nuovo soggetto romantico: con questa opera riesce a fondere gli elementi dello stile italiano e francese aprendo la strada al "grand-opera", tipo di spettacolo dal soggetto storico, ricco di effetti scenici, balletti e masse corali. Dal 1829, Rossini ad appena 37 anni, "nel mezzo del cammin" della sua vita poiché vivrà fino al l868, non scriverà più opere. Scriverà delle bagatelle per pianoforte, scriverà la “ PETITE MESSE SOLEMNELLE”, lo “ STABAT MATER” ma niente più opere, niente più teatro. La domanda è: perché avviene tutto questo? Perché un musicista come lui, che con l’opera è diventato, giovanissimo, famoso in tutto il mondo, sceglie improvvisamente il silenzio? Risposta difficile. Concorsero a quella scelta una quantità di ragioni. Indubbiamente vera, in parte almeno, è la ragione che Rossini dette una volta a chi gli poneva la stessa domanda: “fino a quando la melodia veniva a trovarmi io l`ho scritta”, ma se tocca a me andarla a cercare, allora rinuncio. Questo più o meno il senso della risposta. Dal 1810 al `29, cioè in meno di vent`anni, aveva scritto decine di opere. Ci sono annate, come per esempio quella del 1812, nella quale scrisse perfino quattro opere di seguito: “ L'INGANNO FELICE”, “ LA SCALA DI SETA”, “ LA PIETRA DEL PARAGONE” (il suo esordio alla Scala), “ L'OCCASIONE FA IL LADRO”. Nessuna meraviglia che la melodia a un certo punto non fluisse con la spontaneità dei suoi anni giovanili. Rossini soffri d`insonnia per buona parte della sua vita e noi sappiamo che l'insonnia non è un male in sé bensì il sintomo di qualche altra cosa che non funziona. Ebbe anche un forte esaurimento nervoso, e si sussurra anche se la cosa non è mai stata provata di un suo tentativo di suicidio. Il suo ritiro dal mondo del teatro fu comunque dovuto a un insieme di ragioni che forse nemmeno lui, se fosse qui a parlarne, saprebbe interamente spiegare.
Dopo un breve rientro in Italia, Rossini diventa vedovo nel 1845. Il suo matrimonio con Isabella Colbran non era stato particolarmente felice, e poco dopo la sua morte, il compositore sposò Olympe Pelissier, una donna che era stata sua amante.
Nel 1855, si spostata nuovamente, questa volta stabilendosi a Passy, un sobborgo di Parigi. Qui trascorre gli ultimi anni della sua vita fino alla morte avvenuta nel 1868 ,scrivendo musica sacra così come deliziose miniature per pianoforte e voce (alcune delle quali ha chiamato "i peccati della mia vecchiaia"). Fu sepolto nel cimitero di Père Lachaise di Parigi vicino alle tombe di Vincenzo Bellini, di Luigi Cherubini e di Chopin. Nel 1887, la tomba di Rossini fu trasferita da Parigi a Santa Croce, a Firenze, in una cerimonia cui parteciparono migliaia di ammiratori.
La grande eredità di Rossini rimane il suo straordinario contributo al repertorio operistico. I suoi capolavoro comici, tra cui "L'ITALIANA IN ALGERI", “LA GAZZA LADRA” e “IL BARBIERE DI SIVIGLIA”, sono da considerarsi come pietre miliari al pari delle opere di Mozart e Verdi. Egli ha inoltre saputo rendere brillante e imprevedibile l'orchestra, ravvivando i colori strumentali e accentuando le dinamiche con il celebre uso del crescendo (poi denominato appunto "crescendo rossiniano"), e del concertato finale.