Commento al Vangelo SOLENNITA’ DELLA SS.MA TRINITA’ 26 maggio 2013 (Giovanni 16,12-13)
“Chi è Dio?”,una delle prime proposte che ci ponevano catechisti di un tempo che fu,quando il catechismo S . Pio X imperava con il suo nozionismo, e la nostra memoria di ragazzi lavorava a pieno ritmo ,oltre che a scuola,anche al catechismo. E noi apprendevamo la risposta, fatta di grandi e solenni parole, che poi i catechisti appena ci abbozzavano nella risposta: Dio:”l’Essere perfettissimo Creatore e Signore del cielo e della terra!” Con il passare del tempo poi, aprendoci alla vita e alla sua problematica esistenziale, ci siamo resi cono che la questione di Dio non solo è importante, ma ,per chi si rapporta a Lui, è anche affascinante.
E abbiamo appreso che l’uomo, andando a Dio, scontra il suo “finito” con l’”infinto di Dio”.
Però si apprende anche come Dio si sia chinato sull’uomo e si sia rivelato. Infatti ,dal suo volto, che poteva sembrare incomprensibile irriconoscibile per noi, Egli si è tolto il velo della separazione tra finito e infinito, e si è mostrato a noi come Amore. Come Amore si è rivelato nella Creazione,nell’essere Colui che, Signore, provvede tutto a tutti, ma ,in particolare, in Cristo e per mezzo di lui,Egli ci ha mostrato il suo volto umano, carico di una paternità piena di perdono e di misericordia. E con l’aiuto dello Spirito Santo,anima della nostra anima, abbiamo compreso che Dio ci è più vicino di quanto noi lo siamo a noi stessi., che ci ama in Cristo, tanto da offrire il Figlio suo come espiazione perché noi riacquistassimo la sua amicizia, rendendoci addirittura partecipi della Figliolanza divina, anche se in chiave adottiva. Guardiamoci intono: non sembra che nella nostra società Dio,per molti, sia diventato un emerito e lontano sconosciuto? E come, anche molti che si dicono cristiani, con la forza di una certa abitudine e il supporto del “tutto scontato”, vivono come Dio fosse del tutto assente dalla loro vita?
A parte un certo tipo di ateismo teoretico di scelta, molti cattolici,in apparenza impeccabili, vivono un altro tipo di ateismo, quello pratico: Dio c’è ma io vivo come se Lui non ci fosse. O come altri che gestiscono la loro esistenza mettendo in atto un ateismo di comodo: che Diò c’è,sono contento, e ne usa quando ne ho bisogno. Infine un ateismo , detto soft,: l’indifferenza a tutto ciò che sa di Dio o è sacro.
Eppure, ogni momento dovremmo chiederci quale posto Dio occupa nella scala dei valori che professiamo, a di là di ogni sentimentalismo o reminiscenza catechistica, quale spazio Egli occupa nel mio percorso quotidiano. Confessiamolo: a volte a Dio abbiamo tolto la “D”, e nasce l’idolo del nostro egoismo…. E’necessario rimettere la “D” a Dio, riscoprendolo come fulcro vitale della nostra esistenza, come anima del nostro viaggio, come origine e fine del nostro essere, e come sorgente, sempre fresca e genuina della pace e della serenità dello spirito.
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo di domenica ASCENSIONE DI GESU’ AL CIELO (12 maggio 2013)
Commento al Vangelo di domenica V DOPO PASQUA (28/04/2013)
Giovanni 13,31.33.34-35
Tutta la predicazione degli Apostoli, come la nascita delle Prime Comunità Cristiane, è fondata sulla Resurrezione del Signore. Gli Apostoli, nel nostro caso, la coppia Paolo Barnaba, attraversano la Panfilia ,la Pisidia, (vecchie regioni dell’odierna Turchia), e, essendo stata boicottata e rigettata la loro predicazione dai Giudei,i quali,oltre che la contestazione,provocano loro delle vere persecuzioni,essi si rivolgono ai pagani, e così la Parola di Dio, l’Annunzio della Salvezza arriva anche ai Gentili, ai quali è aperta la porta della fede. Gli Apostoli nel loro lavoro sono certi di essere accompagnati dalla presenza di Cristo e dall’assistenza dello Spirito Santo,che oltre ad illuminare il loro cammino, mette sulle loro labbra la Parola di verità, e li aiuta anche a superare le difficoltà e le ostilità,insieme alle persecuzioni. IL Risorto, ed essi ne sono certi, ha messo la” tenda” in mezzo agli uomini, tenda dove si offre misericordia e speranza, e gli Apostoli si sforzano di portare tutti, attraverso l’annunzio,alla salvezza, perché questa tenda,dove l’incontro con la Parola diventa Fede, è anche il posto dove Dio, in Cristo,asciuga le lacrime,offre speranza, e occhi limpidi che guardano con serenità anche la morte. Gli Apostoli sanno, ed essi lo vivono in prima persona,che nella Comunità la fede non è solo ricerca della verità, ma diventa carità. Il Comandamento Nuovo,lasciato da Gesù come distintivo portante dei suoi discepoli, dve essere attuato nel concreto nell’ordinarietà della vita della Comunità. “Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli verso gli altri!” L’amore,che diventa mano tesa,misericordia,perdono, condivisione,e “avere un cuore e un’anima sola!”,. mettere in comune quello che Dio ci ha dato e che non ci appartiene: questa è la vera testimonianza che dobbiamo dare a i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Gesù è passato in mezzo a noi facendo del bene a tutti,mettendosi sempre dalla parte degli ultimi,predicando e offrendo amore senza limiti, ed è solo amando come lui ha amato che gli mostreremo di averlo compreso e di essere dalla sua parte Solo l’amore insegnatoci da Cristo è il percorso sicuro per arrivare alla vita eterna. “Lavorare è necessario,pensare è bello,pregare è meglio,amare è tutto. E alla fine della vita ci sarà chiesto soltanto se abbiamo amato tutti, se abbiamo amato prima di tutto e al di sopra di tutto.” Ricordiamoci sempre che nella vita, in certe situazioni, “un sorriso è migliore di una parola pesante”.
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo della SOLENNITA’ DI PENTECOSTE ( 19 maggio 2013) Giovanni 20,19-23
COMMENTO
La Solennità odierna segna la nascita ufficiale della Chiesa e il compimento dell’opera di Gesù. Gli Atti degli Apostoli narrano l’evento con una descrizione lineare, quasi a volere mettere in risalto la solennità dell’evento ,ma con la semplicità delle parole. “Il rombo ,come di vento si abbatte gagliardo, e riempie tutta la casa dove si trovavano..” Erano la riuniti gli Apostoli e molti Discepoli, insieme con Maria, la Madre di Gesù,in attesa del compimento della promessa di Gesù,promessa che ,in parte sanzionata dal Maestro stesso,nella prima sua apparizione(cfr. Vangelo del giorno),quando, dopo il saluto e l’augurio di pace, dice loro:” Ricevete lo Spirito Santo..” E poi,in nome e in forza dello Spirito,da loro il potere di rimettere o meno i peccati. Ma già prima, nel Discorso Sacerdotale (Gv.14,25-26),Gesù aveva promesso lo Spirito che avrebbe in loro confermato l’insegnamento avuto da Lui, e li avrebbe guidati sulla via della verità. La Pentecoste compie tutte queste promesse, e gli Apostoli sono riempiti dello Spirito che li renderà forti, coraggiosi, pronti ad essere tutti e sempre dalla parte di Cristo,fino a testimoniare con il martirio la sua fede in Lui. Lo Spirito Santo diventerà l’anima e la forza della loro predicazione, e insieme l’anima e la guida della Chiesa nascente,di quella che poi crescerà nei secoli, e la forza stessa della Chiesa che oggi vive. Lo Spirito Santo sarà l’interprete del linguaggio nuovo che la Chiesa, dalla Pentecoste fino alla fine dei tempi,parlerà. Ogni lingua, ogni uomo di ogni razza che vive sotto la volta del cielo,avrà la possibilità,attraverso lo Spirito di comprendere e di vivere la “novità” annunziata da Cristo con le parole e le opere, e diventerà anche la forza per ogni uomo, che,credendo, voglia compiere il percorso della salvezza nella Chiesa. Lo Spirito Santo sarà l’anima e il fondamento della cattolicità della Chiesa,il fulcro dell’unità di essa,la voce della sua apostolicità. Lo Spirito della Pentecoste è quello stessi che noi abbiamo ricevuto nel giorno del nostro Battesimo, quando siamo entrati a fare parte della famiglia di Dio; quello stesso che ci ha confermati nella fede, rendendoci “adulti” nella famiglia con la Cresima,e che deve essere l’anima del nostro cammino, il refrigerio nelle nostre arsure nel tempo, il calore nei momenti in cui il freddo ci attanaglia lo spirito sulla strada della speranza, il lievito che fermenta la massa del nostro spirito e lo fa crescere di spessore dinanzi a Dio,l’interprete che ci aiuta a leggere i segni dei tempi, il coraggio per superare le paure delle persecuzioni e delle tentazioni del male,e, infine, lo Spirito è per noi il carisma dell’immortalità.
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo di domenica VI DOPO PASQUA ( 5 maggio 2013)
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Giovanni 14,23-29
Le Comunità Cristiane delle origini, dopo che Gesù era asceso al Cielo, dando ai discepoli il comando e il potere di evangelizzare , battezzare e avviare gli uomini alla salvezza,,cercavano nelle unità delle diversità di vivere la loro testimonianza di fede. Ma è evidente che ogni inizio di un nuovo percorso porta con se un movimento di assestamento. E poi i primi cristiani arrivavano sia dall’ebraismo che dal paganesimo, con situazioni diverse,perciò qualche divergenza nella crescita di fede e di carità era comprensibile. Ma gli Apostoli, carichi dello Spirito del Signore e concordi nella carità,, si riunirono a Gerusalemme per ritrovare nell’unanimità di intenti il cammino dell’unità, dando , specialmente ai pagani che arrivavano alla fede, il senso della libertà,senza più ingolfarsi nelle pastoie di usi e costumi giudaici. E sia con la predicazione, ma in particolare con la loro testimonianza nel martirio per Cristo, gli Apostoli,davvero per la chieda degli inizi diventarono quelle colonne-fondamento delle mura di quella città di cui fa cenno l’Apocalisse ( II Lettura),dando alla Famiglia di Dio, nei secoli , la forza e il coraggio per attraversare i marosi del mondo, portando sempre , da vincitori ,a salvamento la barca di Pietro. E noi discepoli del Maestro di Nazareth, continuatori della presenza e dell’opera dei primi nostri fratelli di fede, nella loro linea di condotta, siamo chiamati non solo a reggere le mura della città, ma a renderle sempre più solide , attraverso la nostra testimonianza viva,con l’adesione alla Parola di Dio,pegno della presenza divina nella nostra vita,nel nostro percorso di fede. La promesso di Gesù di non lasciarci orfani,ma attraverso lo Spirito Santo,promesso e poi effuso sulla Chiesa nascente nel giorno di Pentecoste,deve animarci nel percorso di salvezza,accettando, con l’aiuto dello stesso Spirito,il progetto di Dio,e cercando di essere anima della società in cui viviamo. Solo vivendo nello Spirito e dello Spirito,possiamo essere, come Gesù e gli Apostoli, portatori e costruttori di quella pace,quella vera che si diversifica da quella del mondo. Siamo chiamati a portare la pace che dice serenità, armonia, forza, zelo per l’avvento del Regno di Dio, e ci libera da ogni ansia e da ogni strano timore. Nella pace di Cristo, con l’aiuto dello Spirito Santo , diventiamo segno e sacramento dell’amore.
Commento di P.Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo di domenica IV DI PASQUA (21/04/2013)
Giovanni 10,27-30
IL cammino degli Apostoli per le strade del mondo è un percorso difficile,che trova tanti ostacoli,creati dai giudei o dai pagani,anche se spesso,non tanto dai giudei o giudaizzanti, ma dai pagani che ascoltavano la “novità”,avevano una certa gratificazione per il loro annunzio. Infatti, La Prima Lettura ,tolta dagli Atti degli Apostoli(13,14.43-52) ci presenta il cammino di Paolo,il convertito di Damasco, che insieme al discepolo Barnaba, percorre le strade della Licia,della Pisidia,superando difficoltà,ma sempre lieti di offrire la buona testimonianza alla verità. E molti pagani, si convertano ed entrano a fare parte dei quella grande moltitudine di salvati che l’Evangelista Giovanni percepisce nella visione nell’isola di Patmos e descrive nell’Apocalisse(7,8.14-17). Questi “salvati sono passati attraverso la grande tribolazione ed hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello.” Ma essi ora sono al sicuro, accanto all’Agnello che con il suo sangue innocente,versato per gli uomini,ha redento l’umanità peccatrice. E’ quella parte di Chiesa, quella “trionfante” che ora, raggiunta la meta,gode della felicità senza tempo,partecipando alla gloria di Cristo, vincitore del peccato e della morte. Noi siamo ancora in pellegrinaggio, e siamo la parte di quella Chiesa che compie il suo cammino di speranza dietro a Cristo, “Buon Pastore”. Cristo ,redento il popolo che a lui si è affidato, guida noi popolo in cammino,custodendoci e guidandoci uno per uno, come il pastore con le sue pecore, perchè non ci perdiamo. Lui ci guida attraverso il Papa, , il nostro Papa Francesco, suo Vicario in terra, perche la sua misericordia sia data in cibo alle pecore in cammino,ci guida attraverso i Vescovi,i pastori delle nostra chiesa locale, attraverso i nostri parroci,attraverso i suoi ministri che diventano per noi dispensatori di grazia e di misericordia,per fare si che il gregge loro affidato arrivi al traguardo finale, dove ci attende il Pastore Supremo. Oggi la Chiesa ha necessità di queste guide,perché il gregge non ne rimanga sprovvisto, ed ecc o oggi la Chiesa stessa, per la voce dei suoi pastori,ci invita a chiedere al Signore guide sante, sacerdoti secondo il cuore dei Dio,che sappiano avere il cuore pieno di Dio, le mani aperte ai fratelli, e l’ansia di dispensare la misericordia di Dio e di spezzare il pane della carità e della tenerezza ai bisognosi,la bocca come quella dei Profeti, pronti anche a dare la vita per il gregge. La preghiera deve salire da ogni Comunità,non solo per la santità dei propri sacerdoti,ma perché il Signore continui a chiamare tra i nostri giovani anime generose, che, innamorate di Cristo, sappiano ,camminando con lui e come lui, essere operatori per tutti di salvezza eterna.
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista