Commento al Vangelo di domenica VI DOPO PASQUA ( 5 maggio 2013)
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Giovanni 14,23-29
Le Comunità Cristiane delle origini, dopo che Gesù era asceso al Cielo, dando ai discepoli il comando e il potere di evangelizzare , battezzare e avviare gli uomini alla salvezza,,cercavano nelle unità delle diversità di vivere la loro testimonianza di fede. Ma è evidente che ogni inizio di un nuovo percorso porta con se un movimento di assestamento. E poi i primi cristiani arrivavano sia dall’ebraismo che dal paganesimo, con situazioni diverse,perciò qualche divergenza nella crescita di fede e di carità era comprensibile. Ma gli Apostoli, carichi dello Spirito del Signore e concordi nella carità,, si riunirono a Gerusalemme per ritrovare nell’unanimità di intenti il cammino dell’unità, dando , specialmente ai pagani che arrivavano alla fede, il senso della libertà,senza più ingolfarsi nelle pastoie di usi e costumi giudaici. E sia con la predicazione, ma in particolare con la loro testimonianza nel martirio per Cristo, gli Apostoli,davvero per la chieda degli inizi diventarono quelle colonne-fondamento delle mura di quella città di cui fa cenno l’Apocalisse ( II Lettura),dando alla Famiglia di Dio, nei secoli , la forza e il coraggio per attraversare i marosi del mondo, portando sempre , da vincitori ,a salvamento la barca di Pietro. E noi discepoli del Maestro di Nazareth, continuatori della presenza e dell’opera dei primi nostri fratelli di fede, nella loro linea di condotta, siamo chiamati non solo a reggere le mura della città, ma a renderle sempre più solide , attraverso la nostra testimonianza viva,con l’adesione alla Parola di Dio,pegno della presenza divina nella nostra vita,nel nostro percorso di fede. La promesso di Gesù di non lasciarci orfani,ma attraverso lo Spirito Santo,promesso e poi effuso sulla Chiesa nascente nel giorno di Pentecoste,deve animarci nel percorso di salvezza,accettando, con l’aiuto dello stesso Spirito,il progetto di Dio,e cercando di essere anima della società in cui viviamo. Solo vivendo nello Spirito e dello Spirito,possiamo essere, come Gesù e gli Apostoli, portatori e costruttori di quella pace,quella vera che si diversifica da quella del mondo. Siamo chiamati a portare la pace che dice serenità, armonia, forza, zelo per l’avvento del Regno di Dio, e ci libera da ogni ansia e da ogni strano timore. Nella pace di Cristo, con l’aiuto dello Spirito Santo , diventiamo segno e sacramento dell’amore.
Commento di P.Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo di domenica IV DI PASQUA (21/04/2013)
Giovanni 10,27-30
IL cammino degli Apostoli per le strade del mondo è un percorso difficile,che trova tanti ostacoli,creati dai giudei o dai pagani,anche se spesso,non tanto dai giudei o giudaizzanti, ma dai pagani che ascoltavano la “novità”,avevano una certa gratificazione per il loro annunzio. Infatti, La Prima Lettura ,tolta dagli Atti degli Apostoli(13,14.43-52) ci presenta il cammino di Paolo,il convertito di Damasco, che insieme al discepolo Barnaba, percorre le strade della Licia,della Pisidia,superando difficoltà,ma sempre lieti di offrire la buona testimonianza alla verità. E molti pagani, si convertano ed entrano a fare parte dei quella grande moltitudine di salvati che l’Evangelista Giovanni percepisce nella visione nell’isola di Patmos e descrive nell’Apocalisse(7,8.14-17). Questi “salvati sono passati attraverso la grande tribolazione ed hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello.” Ma essi ora sono al sicuro, accanto all’Agnello che con il suo sangue innocente,versato per gli uomini,ha redento l’umanità peccatrice. E’ quella parte di Chiesa, quella “trionfante” che ora, raggiunta la meta,gode della felicità senza tempo,partecipando alla gloria di Cristo, vincitore del peccato e della morte. Noi siamo ancora in pellegrinaggio, e siamo la parte di quella Chiesa che compie il suo cammino di speranza dietro a Cristo, “Buon Pastore”. Cristo ,redento il popolo che a lui si è affidato, guida noi popolo in cammino,custodendoci e guidandoci uno per uno, come il pastore con le sue pecore, perchè non ci perdiamo. Lui ci guida attraverso il Papa, , il nostro Papa Francesco, suo Vicario in terra, perche la sua misericordia sia data in cibo alle pecore in cammino,ci guida attraverso i Vescovi,i pastori delle nostra chiesa locale, attraverso i nostri parroci,attraverso i suoi ministri che diventano per noi dispensatori di grazia e di misericordia,per fare si che il gregge loro affidato arrivi al traguardo finale, dove ci attende il Pastore Supremo. Oggi la Chiesa ha necessità di queste guide,perché il gregge non ne rimanga sprovvisto, ed ecc o oggi la Chiesa stessa, per la voce dei suoi pastori,ci invita a chiedere al Signore guide sante, sacerdoti secondo il cuore dei Dio,che sappiano avere il cuore pieno di Dio, le mani aperte ai fratelli, e l’ansia di dispensare la misericordia di Dio e di spezzare il pane della carità e della tenerezza ai bisognosi,la bocca come quella dei Profeti, pronti anche a dare la vita per il gregge. La preghiera deve salire da ogni Comunità,non solo per la santità dei propri sacerdoti,ma perché il Signore continui a chiamare tra i nostri giovani anime generose, che, innamorate di Cristo, sappiano ,camminando con lui e come lui, essere operatori per tutti di salvezza eterna.
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo della domenica II di Pasqua (7aprile 2013) - Giovanni 20,19-31
Questa Domenica,chiamata “In Albis”,perché coloro che nella Grande Veglia di Pasqua avevano ricevuto il Battesimo,ed erano stati rivestiti delle veste bianca”simbolo di nuova dignità” oggi la deponevano.
E’ chiamata anche” Domenica della Misericordia”, da quando il Beato Giovanni Paolo II, tenendo conto delle rivelazioni fatte da Gesù a S.Faustina,decise che questa Domenica fosse della “Divina Misericordia”.
Tutta la Liturgia è ancora pregna della Mistero della Resurrezione di Cristo,mistero grande e fondamentale della nostra fede,ma vediamo però come Gesù trova difficoltà, cozzando con la mentalità ebraica, a fare comprendere ai suoi discepoli questa verità. Egli, fino alla sua Ascensione al Cielo, per 40 giorni, continuerà la sua opera pedagogica,preparando i suoi, alla Pentecoste,che li confermerà poi nella verità tutta intera. La sera di Pasqua, egli, Risorto,si era già imbattuto nei due di Emmaus,che delusi, stavano tornando al loro paese, e sarà lui, “pellegrino anonimo e discreto” ,a porsi accanto a loro, e poi, all’osteria di Emmaus, a manifestarsi nello spezzare il pane, e a far capire loro che le visioni avute dalla donne al sepolcro non erano solo chiacchiere. Gli altri Apostoli, radunati nel Cenacolo,avevano anch’essi ricevuto la visita di Cristo Risorto,ma c’era un altro, Tommaso, che,assente in quel momento, non volle credere alle parole dei suoi colleghi,e lancia una sfida allo stesso Risorto:vuole toccare, mettere mano e dito nelle piaghe.
Una sfida o la ricerca di una verità assoluta?...
Gesù accetta la sfida,come ci narra Giovanni, nel brano del Vangelo di oggi, e ,dopo essere apparso la prima volta e avere dato agli Apostoli il potere di rimettere i peccati,,appare una seconda volta, e in questa occasione si rivolge allo sfidante Tommaso:”Metti qua il tuo dito, e metti la mano nel mio costato, e non essere più incredulo, ma credente!” Dalla labbra di Tommaso un grido di resa e di fede:”Mio Signore e mio Dio!” E Gesù, in un dolce rimprovero al discepolo ,chiama “beati” quelli che crederanno senza avere veduto.
E noi siamo di quelli che , senza avere veduto, credono, siamo di quelli che hanno vissuto e vivono la presenza di Cristo nella Grazia che ci viene dai Sacramenti e dalla vita della Chiesa.
E siamo invitati dal Maestro a vivere la nostra fede in tutta libertà, cercando orizzonti aperti di misericordia e di bontà, mostrando agli altri, con la nostre fede in Lui, diventata carità, che Cristo è vivo e cammina con gli uomini di sempre. E questa sua presenza toglie a noi ogni paura , quella dell’oggi e quella del domani, e possiamo,con gli occhi ,illuminati da questa presenza, leggere i segni dei tempi, e costruire il nuovo n ella pace.
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo di domenica V DOPO PASQUA (28/04/2013)
Giovanni 13,31.33.34-35
Tutta la predicazione degli Apostoli, come la nascita delle Prime Comunità Cristiane, è fondata sulla Resurrezione del Signore. Gli Apostoli, nel nostro caso, la coppia Paolo Barnaba, attraversano la Panfilia ,la Pisidia, (vecchie regioni dell’odierna Turchia), e, essendo stata boicottata e rigettata la loro predicazione dai Giudei,i quali,oltre che la contestazione,provocano loro delle vere persecuzioni,essi si rivolgono ai pagani, e così la Parola di Dio, l’Annunzio della Salvezza arriva anche ai Gentili, ai quali è aperta la porta della fede. Gli Apostoli nel loro lavoro sono certi di essere accompagnati dalla presenza di Cristo e dall’assistenza dello Spirito Santo,che oltre ad illuminare il loro cammino, mette sulle loro labbra la Parola di verità, e li aiuta anche a superare le difficoltà e le ostilità,insieme alle persecuzioni. IL Risorto, ed essi ne sono certi, ha messo la” tenda” in mezzo agli uomini, tenda dove si offre misericordia e speranza, e gli Apostoli si sforzano di portare tutti, attraverso l’annunzio,alla salvezza, perché questa tenda,dove l’incontro con la Parola diventa Fede, è anche il posto dove Dio, in Cristo,asciuga le lacrime,offre speranza, e occhi limpidi che guardano con serenità anche la morte. Gli Apostoli sanno, ed essi lo vivono in prima persona,che nella Comunità la fede non è solo ricerca della verità, ma diventa carità. Il Comandamento Nuovo,lasciato da Gesù come distintivo portante dei suoi discepoli, dve essere attuato nel concreto nell’ordinarietà della vita della Comunità. “Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli verso gli altri!” L’amore,che diventa mano tesa,misericordia,perdono, condivisione,e “avere un cuore e un’anima sola!”,. mettere in comune quello che Dio ci ha dato e che non ci appartiene: questa è la vera testimonianza che dobbiamo dare a i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Gesù è passato in mezzo a noi facendo del bene a tutti,mettendosi sempre dalla parte degli ultimi,predicando e offrendo amore senza limiti, ed è solo amando come lui ha amato che gli mostreremo di averlo compreso e di essere dalla sua parte Solo l’amore insegnatoci da Cristo è il percorso sicuro per arrivare alla vita eterna. “Lavorare è necessario,pensare è bello,pregare è meglio,amare è tutto. E alla fine della vita ci sarà chiesto soltanto se abbiamo amato tutti, se abbiamo amato prima di tutto e al di sopra di tutto.” Ricordiamoci sempre che nella vita, in certe situazioni, “un sorriso è migliore di una parola pesante”.
Commento di P. Pierluigi Mirra passionista
Commento al Vangelo di domenica III dopo Pasqua (14/04/2013) - Giovanni 21,1-19
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
commento
Il cardine sui cui si fonda, come pietra portante , il Cristianesimo è a Resurrezione di Gesù! E l’Anno della Fede ci richiama ad uscire dai nostro piccoli vicoli devozionistici, e impostare la nostra fede alla luce del sepolcro vuoto, che porta il profumo di Cristo Risorto.
Non possiamo minimizzare il nostro credere a formule o atteggiamenti strani,anche , a volte, vissuti con convinzione,ma dobbiamo con forza elevare il livello di misura della nostra fede,oggi più che mai. Gli Atti ci raccontano (I Lettura) che gli Apostoli annunziano senza paura la sorpresa fatta da Dio all’umanità con la Resurrezione dai morti di Gesù, e non si fermano neppure dinanzi alle palesi ostilità dei capi giudaici,ma affermando con coraggio che “bisogna obbedire prima a Dio e poi agli uomini!”, se ne vanno contenti dai tribunali, lieti di patire sofferenze per amore del Nazareno.
Il Vangelo di Giovanni ci presenta gli Apostoli, ritornati al loro lavoro di pescatori. Infatti il mare di Galilea per essi e le loro famiglie era vita, e il mercato del pesce il luogo delle loro risorse economiche.
E Gesù appare loro ancora una volta, proprio mentre stanno pescando, e in quel momento sembra che le reti siano tornate vuote, ed è Gesù ad esortarli a gettare ancora le reti, e ,dal racconto di Giovanni, sembra che non solo pesci abboccano numerosi, ma, avendo essi riconosciuta l’identità del Maestro, Pietro si getta in mare per correre incontro a Gesù. L’entusiasmo e l’amore di Pietro per il Maestro era grande,anche se poi nel cortile dei Sommi Sacerdoti, la paura gli aveva bloccato il cuore e la mente, ma in questo momento appare anche che Gesù di quel “non lo conosco” non ricordi più nulla. Ma è davvero il Maestro?... Ed ecco che Gesù stesso dava un’altra prova concreta della sua resurrezione .Egli, con i pesci pescati prepara un bel pranzetto che condivide con gli Apostoli.
Giovanni precisa che questa era la terza apparizione di Gesù ai Discepoli dopo la sua resurrezione,diremmo una terza seduta pedagogica di Gesù per far comprendere ai suoi la verità di essere risorto.
E questa seduta ha anche un risvolto meraviglioso: Gesù conferisce a Pietro il potere delle chiavi,con l’invito a pascolare il gregge che a lui sarà affidato. Pietro trae un sospiro di sollievo,perché ora sa davvero che Gesù lo ha perdonato, ma ha anche la certezza che Gesù gli sarà accanto sempre, e lui sarà fedele al Maestro fino a versare il sangue per lui. Pietro è davvero innamorato di Gesù,e anche noi Cristo forse attende ad un angolo di strada: che bello cadergli tra le braccia che profumano di perdono e di misericordia!
Commento di P. Pierluigi Mirra Passionista
Commento al Vangelo della domenica di Pasqua -Messa del giorno
“La Parola ha sopportato che la sua carne fosse appesa al legno; la Parola ha sopportato che i chiodi fossero piantati nella sua carne; la Parola ha sopportato che la sua carne fosse trafitta da una lancia; la Parola ha sopportato che la sua carne fosse deposta nella tomba; la Parola ha resuscitato la sua carne,l’ha offerta allo sguardo dei discepoli, si è prestata ad essere toccata dalle loro mani. Essi la toccarono e gridarono:”Mio Signore e mio Dio!” Ecco il giorno che ha fatto il Signore!”(S.Agostino) Già dalla Veglia della Notte,questa esortazione :”Ecco che il giorno che ha fatto il Signore,rallegriamoci ed esultiamo!”, è stato gridato quasi come forte invito a guardare il sepolcro vuoto,nel quale Cristo ha lasciato le bende e il sudario, e il profumo del suo corpo glorioso.
“Cristo è risorto! Alleluja!” e la speranza ritorna a fiorire nel cuore degli uomini, e Adamo sussulta negli inferi in attesa di essere liberato.
“Cristo è risorto! Alleluja!”. Il grido che apre il cuore pauroso degli Apostoli alla novità, anche se guardinghi ancora cercano nella parole delle donne andate al sepolcro la certezza, fino a quando il Signore risorto non si manifesterà a loro.. “Cristo è rfisorto!Allelluja!”, grida la morte, lasciando la tomba e nascondendo la sua falce mortale.
Essa è stata sconfitta, come canta la “Sequenza “ nella LIturgia, e Cristo è uscito vincitore, e precede i suo in Galilea. Dal Risorto, attraverso la voce dell’Apostolo Paolo, ci viene l’esortazione e non cercare più le cose di quaggiù, ma quelle di lassù, perché anche noi siamo risorti con Lui, e in più a gettare via il lievito vecchio e ad impastare il pane ,quello nuovo della verità e della sincerità.
Quale questo pane?
E’ la stessa nostra vita, diventata nuova in Cristo, la quale va condivisa nella testimonianza,facendo sì che essa stessa,rinnovata in Cristo, diventi una buona notizia per tutti.
Questo nostro mondo, che sembra sempre più immergesi in una mentalità di morte,necessita di risorgere, necessita di sentire il profumo del sepolcro vuoto,necessita di sentire ,attraverso noi, che , il Risorto, lo abbiamo incontrato e crediamo in Lui, e che la speranza passi attraverso il cuore dell’uomo come una novità che rompe ogni solitudine spirituale. “Cristo è risorto! Alleluja!”: Auguri!....
Commento di P.Pierluigi Mirra passionista