EDITORIALI
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Ore decisive per il futuro politico di Silvio Berlusconi e per  il Governo. Tutta la partita si gioca ormai nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato. I numeri sono contro il Cavaliere e di molto. Ma ciò che lo rende furioso nelle ultime ore è il fatto che i membri dell’organo parlamentare abbiamo già espresso il loro voto contrario, ‘senza leggere le carte’. E questa circostanza – a parere del PDL e dello stesso Berlusconi - renderebbe chiaro il valore politico del voto. Una volontà di eliminarlo politicamente. A ciò si aggiunga la velocità con la quale il Presidente della Giunta Stefano (SEL) sta procedendo e si comprende bene l’ira del Cavaliere.

Ma qual è la materia del contendere? E cosa vorrebbe il PDL?

Diciamo subito che la Giunta si trova di fronte un senatore (Silvio Berlusconi) che è stato condannato in via definitiva per frode fiscale, del quale deve decidere la permanenza nel Senato della Repubblica e la sua incandidabilità alla carica di parlamentare. Ma, rispetto ad altri casi (vedi Previti), c’è una novità: la cosiddetta Legge Severino che determina l’incandidabilità per Coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni reclusione per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 4 anni. Stabilisce, infatti,  la Legge Severino «non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni».

Dunque, Silvio Berlusconi è fuori. Ma c’è un “ma”. La Legge Severino è applicabile ai reati commessi prima della sua entrata in vigore, come nel caso di Silvio Berlusconi? Secondo i principi in vigore in materia penale, no.  Perché se io commetto un reato mi si deve applicare la legge che vige al tempo della commissione del reato. E questo è quello che sostengono gli esponenti del PDL.

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